Renzi, segreteria e nuova squadra per venerdì. Bersani gela il voto anticipato

ROMA. – A Scampia. “Lontano dai flash ma vicino alle difficoltà della quotidianità”. Il cambio di passo di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum, inizia da qui, dalla periferia napoletana “simbolo di tante realtà disagiate”, dove il segretario del Pd trascorre a sorpresa la sua giornata. Periferie, povertà minorile, educazione “come presupposto della legalità”, sono i temi da cui sceglie di ripartire. Meno “notabilato”, “meno slide e più cuore”, aveva promesso, dopo aver “straperso” al Sud e tra i giovani. Anche su questi temi Pier Luigi Bersani lo incalza, auspicando discontinuità e Paolo Gentiloni al governo fino al 2018. E il leader Dem replica con il viaggio nella periferia disagiata, “lontano dalle polemiche”.

Renzi sarà al Nazareno, per incontrare i segretari regionali Pd. Mentre potrebbe arrivare non prima di venerdì l’annuncio della nuova segreteria nazionale. Secondo gli ultimi rumors dovrebbero esserci numerose conferme, da Emanuele Fiano a Francesca Puglisi, potrebbe arrivare il quarantenne emiliano Andrea Rossi alla organizzazione. Potrebbero invece non esserci lo scrittore Gianrico Carofiglio e il ministro Maurizio Martina. In ‘quota’ sindaci ci sarebbe Mattia Palazzi, di Mantova, ma non Ciro Bonajuto, di Ercolano. Ma fino all’ultimo niente è escluso.

La riorganizzazione della ‘macchina’, sottolineano i Dem, è però solo un pezzo di una strategia che passa da una stagione di ascolto e lavoro sul programma. Che parte subito, anche se solo la prossima settimana la sentenza della Consulta sull’Italicum aprirà la partita della legge elettorale e della fine della legislatura.

Renzi in serata, con un post su Facebook, racconta la sua “giornata napoletana”. Nessun incontro con politici come Vincenzo De Luca (che intanto smentisce di aver lanciato un suo movimento). Prima a pranzo da Paolo Siani, pediatra e fratello di Giancarlo “martire di camorra”: tra i temi povertà e sanità. Poi Scampia, con l’amico scout padre Fabrizio Valletti, in luoghi come la palestra di Gianni Maddaloni.

Il governo, scrive l’ex premier, ha “stanziato molti fondi per periferie”, inclusi i soldi per abbattere “le Vele di Scampia”. Gentiloni ha ora varato un decreto per il Sud che nel passaggio parlamentare potrebbe essere rafforzato. Ma “non bastano i soldi, serve un progetto complessivo”, afferma Renzi. Che promette “più impegno” sulle periferie ma ribadisce la sua fiducia nel cambiamento: “Non lasceremo mai il futuro alla rassegnazione”.

Bersani intanto avverte che senza una discontinuità vera, se Renzi non ritrova “umiltà”, potrà anche vincere le primarie del partito per la candidatura ma rischia di perdere le “secondarie” delle elezioni politiche. Se il Pd vuole avere qualche speranza di non lasciare il Paese “alle destre”, è il ragionamento, deve frenare la corsa alle urne e intanto promuovere dal governo misure nuove su lavoro, scuola e anche una politica fiscale più redistributiva.

E intanto il Pd deve separare i ruoli di segretario e premier e aprire alla possibilità di candidare un “nuovo Prodi”, una figura non necessariamente del Pd ma magari della società civile (si fanno i nomi di Enrico Letta e di Filippo Andreatta, figlio di Beniamino, ma si sarebbe ancora alle ipotesi).

Roberto Speranza, candidato in pectore alla segreteria, annuncia intanto una iniziativa della minoranza nella prima metà di marzo, per rilanciare sui temi sociali. Speranza potrebbe partecipare il 28 anche all’evento di Massimo D’Alema (l’ex premier in giornata è alla Camera) per rilanciare la rete dei comitati del No: ci andrebbe a portare il messaggio che la battaglia va combattuta dentro il Pd, senza uscirne.

(di Serenella Mattera/ANSA)