Premio Nobel Christopher Pissarides: “Il caso-Italia costringerà l’Ue a una svolta”

DAVOS. – “Spero che le difficoltà dell’Italia finiscano per diventare il punto di non ritorno per l’Unione europea”, costringendo i Paesi a dotare le istituzioni dotare di una maggiore integrazione. A dirlo è il premio Nobel Christopher Pissarides in un’intervista a margine del Forum economico mondiale, che non si nasconde “preoccupazioni” per il futuro dell’economia globale sotto Donald Trump se il presidente eletto degli Stati Uniti porterà avanti i suoi programmi protezionistici e nazionalistici colpendo il commercio mondiale.

L’Italia, dunque, con i problemi bancari, la crescita debole, un debito pubblico sulla cui sostenibilità di lungo termine non tutti sono convinti. “I partner europei non hanno capito il messaggio della Grecia, considerandolo un caso a sé. Con l’Italia è chiaro che ci troviamo di fronte a un altro sintomo, che mette a nudo l’unione bancaria incompleta e l’insufficienza delle istituzioni dell’Eurozona”, spiega l’economista britannico-cipriota.

“E visto che a decidere in definitiva sarà la Germania, sarà interessante seguire i lavori del G20 sotto la presidenza tedesca” quest’anno. Sullo sfondo c’è la sfida lanciata da Donald Trump all’ordine globale, alla stessa Ue e alla Nato, e soprattutto la svolta nazionalistica e protezionistica che ribolle a Washington e che ha già fatto naufragare il trattato con l’Europa TTIP e mette a rischio il TPP dell’area pacifica.

“Lo stimolo di bilancio di Trump nel breve termine potrebbe non dare risultati negativi”, spiega Pissarides. Tuttavia preoccupa il medio termine, l’impatto dell’atteggiamento sul commercio globale che rischia di avere un impatto sull’Europa, sulla Cina, sugli stessi Usa.

Accadrà davvero questa svolta di Trump? “Penso che potremmo essere all’inizio”, dice Pissarides – “anche se sospetto che poi ci sarà una marcia indietro a metà del mandato del presidente americano, con o senza Trump”. Quasi la previsione che, se Trump non farà una svolta verso una maggiore realpolitik commerciale, la sua carriera alla Casa Bianca potrebbe essere breve.

(dell’inviato Domenico Conti/ANSA)