Gentiloni da Merkel: “Basta con l’Europa a due rigidità”

Paolo Gentiloni (S) e Angela Merkel (D) EPA/CLEMENS BILAN
Paolo Gentiloni (S) e Angela Merkel (D)
EPA/CLEMENS BILAN

BERLINO. – Paolo Gentiloni arriva a Berlino per il suo primo bilaterale con Angela Merkel mentre il centro Italia torna a tremare per un nuovo terremoto. E mentre resta in contatto con Roma, tirando un sospiro di sollievo per l’assenza di vittime, in cancelleria trova tutta la solidarietà della Germania. Ma al di là del sisma, in agenda c’è il nodo della linea dura di Bruxelles sui conti pubblici, intenzionata a chiedere una manovra correttiva da oltre 3 miliardi.

E l’obiettivo è quello di sondare gli umori della Merkel in vista di una trattativa che appare tutta in salita, anche alla luce delle chiusura del commissario Moscovici, che domani vedrà Padoan. Anche perché le rassicurazioni arrivate da Juncker sulle spese per il terremoto fuori dal Patto di stabilità non bastano.

Nel suo stile pacato, il premier la prende da lontano, affrontando la questione, anche sulla scia delle parole di del presidente Mattarella, dal lato migranti. Ma il messaggio è chiaro: “Non ci può essere in Europa una flessibilità a due velocità, a corrente alternata, rigida sui decimali di bilancio e molto più ampia su questioni fondamentali come la crisi migratoria”.

Su questo “sentiamo il diritto di lamentarci”, dice in cancelleria. Tornandoci nel forum economico italo-tedesco: “L’Italia non tornerà mai ad essere un paese fiscalmente irresponsabile. Quel tempo ormai è finito, anche se ne paghiamo ancora il prezzo”, ma “crediamo che l’era dell’austerity sia terminata”. Perché le sfide per rilanciare l’Europa passano per crescita, lavoro, investimenti e migrazioni.

Ed il piano Juncker per l’Europa, di cui apprezza il prolungamento, “non basta”. Va contrastata, è il suo ragionamento, “l’insicurezza dei cittadini, va dato lavoro” e restituita “la fiducia”: non è possibile che “in questo mare in tempesta l’Ue si muova con piccolo cabotaggio”.

La Merkel non entra nel merito. Cauta, anche per le sue questioni interne di campagna elettorale, glissa sulle domande sui conti pubblici italiani. Si limita ad ascoltare ed a sposare la posizione italiana sui migranti. “E’ uno degli argomenti che ci occupa da vicino, lavoreremo insieme per un sistema giuridico europeo. Crediamo entrambi che il problema non riguarda singoli paesi ma deve essere affrontato dall’intera Ue”, spiega, mentre il premier ribadisce che non “può essere una questione solo di 3 o 4 paesi”.

L’emergenza immigrazione tiene banco anche a porte chiuse, in chiave rapporti con i paesi d’origine, in particolare con la Libia, con cui – ricorda Merkel – “l’Italia ha rapporti tradizionali”. Tra Italia e Germania, dice la cancelliera, ci “sono ottimi rapporti” e un’ampia agenda comune, anche in vista dei prossimi G7 e G20 a rispettive presidenze.

Una “collaborazione che continuerà anche con te, Paolo”, assicura, sottraendosi però alla domanda sulle prospettive del governo Gentiloni in chiave stabilità italiana. “Non entro in queste vicende”, si schermisce. E il premier ridendo prosegue: “Neanche io, non è questa la sede…”.

Tra i due si è invece cercato di gettare acqua sul caso dieselgate. L’argomento è stato affrontato marginalmente, si fa sapere, mentre a domanda diretta la cancelliera cambia argomento. Non lo fa invece Gentiloni per ribadire la posizione dell’Italia: ci sono controlli nazionali, c’è una commissione che se ne occupa a livello europeo, ognuno faccia il suo.

Merkel e Gentiloni hanno parlato anche di terrorismo e crisi internazionali. E, ovviamente, di Trump. Inviando auguri al nuovo presidente Usa ma ribadendo – come fatto da Gentiloni – che “la collaborazione è fondamentale ma i nostri principi lo sono altrettanto”. E ancora di Brexit, non mostrandosi preoccupati dalla linea dura di Theresa May: pronti a discutere un’intesa, l’importante è che l’Ue non si disunisca.

(dell’inviata Marina Perna/ANSA)