Gentiloni rinsalda con Prodi, incontro su Ue e Trattati

Paolo Gentiloni e Romano Prodi a Villa Madama (Ansa)
Paolo Gentiloni e Romano Prodi a Villa Madama (Ansa)

ROMA. – Un feeling antico nato all’ombra della fondazione dell’Ulivo e consolidatosi nel’esperienza comune al governo nel 2006. Non hanno bisogno di pretesti Paolo Gentiloni e Romano Prodi per vedersi ma certo il faccia a faccia di oltre un’ora a Palazzo Chigi ha il sapore di una pagina girata dopo il rapporto un po’ altalenante tra Matteo Renzi e l’ex presidente della commissione europea.

E proprio di Ue hanno parlato i due sulla stessa linea di vedute rispetto alla profonda crisi europea: “La mia Europa è morta”, è il grido di allarme lanciato ieri dall’ex premier su Qn che con Gentiloni si è confrontato su come rilanciare gli ideali Ue in vista dei Trattati di Roma di fine marzo. Dopo aver mantenuto un lungo riserbo, Prodi si era schierato per il sì al referendum istituzionale, consapevole dei limiti della riforma ma preoccupato per le ripercussioni e le turbolenze in caso di vittoria del No.

Ma non è un mistero che l’ex premier, da anni uno dei massimi esperti di geopolitica africana, aveva preso male la mancata candidatura da parte di Renzi al ruolo di mediatore in Libia per l’Onu. “Non abbiamo presentato la candidatura – spiegò pochi giorni prima del 4 dicembre il segretario Pd – perché le Nazioni Unite, così ha spiegato Ban Ki Moon, hanno deciso che era meglio non avere un ex primo ministro di un paese che aveva avuto forti relazioni con Gheddafi”.

L’invito di Gentiloni a Prodi a Palazzo Chigi, che, a quanto si apprende, doveva avvenire mercoledì scorso quando invece il premier è stato ricoverato al Gemelli, ha il sapore di una ricucitura o meglio, come spiega un big del Pd, “Gentiloni lavora per non restare prigioniero nell’immagine di Renzi e per lasciare un segno della permanenza seppur breve”.

Come tentare di far risorgere l’Ue attraverso strategie comuni rispetto alle grandi novità della Brexit e di Trump è stato il filo di un confronto appena imbastito e che continuerà nei prossimi mesi al punto che c’è già chi ipotizza un ruolo di Prodi per la celebrazione dei Trattati di Roma. Ancora presto per dirlo ma certo l’asse tra Gentiloni e l’ex premier è totale anche su temi come l’interferenza della Germania sull’Italia nel caso Fca e sull”Europa a due rigidità’, come ha detto il presidente del consiglio sul confronto aperto Italia-Ue per le correzioni alla manovra.

Prodi non è l’unico ritorno sulla scena politica. Massimo D’Alema, rientrato in azione per il No al referendum, non ha intenzione di chiudere i battenti dei Comitati. Anzi. Sabato 28 lancerà i comitati per la rinascita del centrosinistra convinto che “con Renzi non vinceremo mai” e che il renzismo è al tramonto.

“Nessuno è insostituibile” afferma l’ex premier che dice di conoscere “altri nel Pd e nel centrosinistra” capaci di prendere le redini del governo. Parole durissime che i renziani hanno deciso di non degnare di una replica, intenzionati a costruire il rilancio più che rimanere ripiegati nello scontro interno.

E il 28, mentre a Roma risponderanno alla chiamata di D’Alema anche numerosi esponenti della minoranza anche se decisi a “continuare la battaglia dentro il Pd”, Renzi riunirà tutti gli amministratori locali e alcuni ministri a Rimini in coerenza con l’obiettivo di ripartire dal paese, il più lontano possibile dal Palazzo.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)