Legge elettorale: Renzi studia il piano B con il sistema proporzionale

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Legge elettorale al palo
Foto LaPresse.FOTO DI REPERTORIO.

ROMA. – A cinque giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum, nel Pd si comincia a ragionare su tutti gli scenari che si aprirebbero a seconda del pronunciamento della Consulta: se il Piano A si basa sul “nulla osta” dei Giudici al ballottaggio, Matteo Renzi sta lavorando a un piano B, nel caso in cui fosse bocciato il secondo turno. Uno scenario che è qualcosa di più di una semplice ipotesi di scuola e che aprirebbe le porte a un sistema proporzionale, che non dispiacerebbe a Fi e a Ncd, ma che ha anche sostenitori in casa Dem, come il ministro Andrea Orlando.

Domenica scorsa, in una intervista a Repubblica, Renzi aveva ribadito di preferire una legge elettorale con ballottaggio, unica che garantisce un vincitore. Questa affermazione era stata fatta perché si sperava, e si spera ancora, che la Corte possa considerare inammissibile il ricorso (di fatto è un ricorso diretto e non incidentale, come invece prevede la Costituzione) o che possa “salvare” il ballottaggio.

In subordine Renzi aveva ribadito anche l’apprezzamento per il Mattarellum, su cui si è detto d’accordo anche Massimo D’Alema, in un intervista per il resto assai critica verso il segretario Dem. Dopo l’ok al Mattarellum anche da parte di Pierluigi Bersani il via libera di D’Alema è un tassello importante.

Ma in queste ore al Nazareno si ragiona anche su un altro scenario, quello in cui la Consulta “aggredisca” il secondo turno: o perché ritenuto incongruo il premio che assegna 340 seggi a chi prevale al ballottaggio (pur in assenza di soglie minime da raggiungere per conseguirlo); o perché se si mantenesse il ballottaggio il sistema elettivo risulterebbe fortemente asimmetrico, prevedendo un unico turno al Senato e il ballottaggio alla Camera.

Un’argomentazione tutt’altro che secondaria, anche ricordando l’appello espresso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per armonizzare il sistema.

Nel caso in cui cadesse il ballottaggio, dalla sentenza della Corte residuerebbe un proporzionale a turno unico, con soglia di sbarramento al 3% e premio di maggioranza al partito che ottiene il 40% dei voti. Un sistema, quindi, non molto dissimile dal Consultellum ‘disegnato’ dalla Corte dopo la sentenza sul Porcellum. Un sistema che potrebbe piacere a Fi, interlocutore necessario in Parlamento, dato che M5s ha più volte ribadito che non dialogherà mai con nessuno.

Al Partito di Silvio Berlusconi però, non piaceranno due altri interventi della Corte, ritenuti quasi sicuri: l’eliminazione delle multicandidature (o una limitazione nell’opzione dell’eletto) e soprattutto dei capilista bloccati. All’ex Cavaliere non piacciono le preferenze che aprirebbero la porta alla competition interna a Fi tra candidati e correnti.

Un proporzionale corretto da un premio è anche la proposta, già depositata nelle Camere, sia dei Giovani Turchi di Andrea Orlando e Matteo Orfini, sia di Ncd. E non dissimile è il progetto presentato da Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, che fissa la soglia per il premio al 37%, come l’Italicum nella prima versione.

A questo punto Renzi potrebbe proporre a Berlusconi un accordo: il Sì del Pd al proporzionale (seppur corretto dal premio di governabilità) in cambio dell’assenso degli Azzurri ad elezioni anticipate. Al leader di Fi toccherebbe, dunque, scegliere tra la sicurezza di una legge per lui conveniente e il rischio di attendere la sentenza della Corte di Strasburgo che potrebbe riportarlo in campo. Con in più il possibile ritorno del Mattarellum.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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