Tra Padoan e Moscovici voglia di intesa, per ora niente misure

Pier Carlo Padoan, ANSA/GIAN EHRENZELLER
Pier Carlo Padoan,
ANSA/GIAN EHRENZELLER

DAVOS. – Troppo presto per definire un accordo. La lettera della commissione europea è da troppo poco nella tasca del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan per aver già deciso cosa fare. L’incontro a Davos, a margine di un indaffaratissimo World Economic Forum, con il commissario europeo agli Affari Monetari, Pierre Moscovici è quindi solo interlocutorio. Positivo e costruttivo, dice il francese. Costruttivo ed aperto, commenta il ministero dell’Economia.

Ma sul tavolo non ci sono misure concrete e nemmeno l’idea di come, dalla richiesta europea di una correzione di 3,4 miliardi, si possa giungere ad un punto di caduta. ”Ci siamo sempre riusciti, perchè no questa volta”, chiosa Moscovici che è l’unico a parlare dopo l’incontro e che lascia la porta aperta: “Vogliamo rendere più forte l’Italia” dice spiegano che si terrà conto ”anche del contesto economico italiano” e di “altri fattori sfortunatamente accaduti”.

E’ un riferimento al terremoto e, forse, non solo. Padoan invece sfugge i giornalisti. Concede interviste ai grandi media internazionali – Reuters, Cnn, Bloomberg, Wsj – ma non parla del dossier conti. ”Stiamo gestendo il debito in modo molto efficace”, dice a Bloomberg per sottolineare che nel 2017, dopo il rialzo del 2016, si tornerà ad un debito Pil del 132,2% come nel 2015, nonostante la bassa inflazione e la riduzione del deficit.

Il vero nodo è che il governo italiano non ha ancora messo a punto una strategia. Padoan deve esaminare con il premier Gentiloni il dossier, guardando gli interventi possibili ma non escludendo nemmeno la possibilità di decidere di andare avanti con lo sforamento, beccandosi gli strali di una procedura di infrazione.

La decisione è, e non può che essere altrimenti, una scelta politica. Una correzione ‘tradirebbe’ infatti le scelte fatte finora di interventi prociclici, per rilanciare il Pil, oppure richiederebbe di cancellare qualche bonus. Ma il governo lavora in continuità e la maggioranza è la stessa.

Il tema del ”gap” dello 0,2% del Pil da correggere sarebbe comunque stato al centro anche di una telefonata tra il presidente della commissione Claude Junker e il premier italiano, Paolo Gentiloni. L’indiscrezione pubblicata da La Stampa trova conferme a Bruxelles, anche se con una lettura meno conciliante per l’Italia. Insomma il confronto è ”aperto”, come sembra suggerire anche il commento del Tesoro.

E certo i 15 minuti dell’incontro di Davos non hanno sciolto alcun nodo, se non quello di confermare la disponibilità ad un confronto costante e serrato con l’obiettivo di trovare una soluzione. Per ora un’identità tra Padoan e Moscovici già c’è. Il timore del populismo in salsa europea.

“Io e Pier Carlo condividiamo l’opinione che il populismo è un pericolo, un nemico – ha affermato il commissario Ue – Per questo dobbiamo costruire una forte Europa. E un’ Europa più forte è capace di rispettare le regole come pure di ascoltare i bisogni della gente. E’ quello che cerchiamo di fare”. E’ già un inizio.

(dell’inviato Corrado Chiominto/ANSA)

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