El Chapo estradato negli Usa, ma non rischia la pena di morte

(U.S. law enforcement via AP)
(U.S. law enforcement via AP)

NEW YORK. – Dopo due spettacolari evasioni e l’ultima cattura poco più di un anno fa, l’8 gennaio 2016, il potente narcotrafficante Joaquin ‘El Chapo’ Guzman è stato estradato dal Messico agli Stati Uniti. Il capo del cartello della droga di Sinaloa compare oggi in un tribunale di Brooklyn, a New York, dove deve affrontare 17 capi d’accusa. Ma è ricercato anche dalla giustizia di California, Texas, Illinois e Florida. Guzman rischia molte condanne, ma secondo i media americani non la pena di morte: questo grazie alle rassicurazioni fornite dagli Usa al Messico.

L’ex signore della droga, atterrato ieri sera a New York al Long Island MacArthur Airport su un piccolo aereo proveniente da Ciudad Juarez, tra imponenti misure di sicurezza, è stato portato al Manhattan Correction Center. Da lì questa mattina è stato trasportato in tribunale, per comparire davanti a un giudice federale. Durante il tragitto per sicurezza è stato chiuso il ponte di Brooklyn.

Tra le accuse ci sono cospirazione, corruzione, omicidio, importazione di droga, distribuzione di armi da fuoco e riciclaggio di denaro. Reati pesantissimi che prevedono come pena minima l’ergastolo. Diversi osservatori ritengono che la tempistica non sia stata scelta a caso: l’estradizione infatti, avvenuta alla vigilia del giuramento di Donald Trump come 45esimo presidente degli Stati Uniti, sarebbe proprio uno sgarbo al tycoon, che durante la campagna elettorale ha promesso la costruzione del muro anti-clandestini alla frontiera con il Messico, definendo gli immigrati provenienti dal Paese vicino “criminali e stupratori”.

Una convinzione che non viene scalfita nemmeno dalle parole del vice procuratore generale messicano, Alberto Elias Beltran, il quale ha assicurato che l’estradizione “non ha nulla a che fare con l’Inauguration Day”. “E’ stata risolta oggi, e secondo il trattato internazionale, abbiamo dovuto consegnare la persona ricercata oggi agli Stati Uniti”, ha aggiunto Beltran. “Non farlo sarebbe stato un inadempimento delle norme internazionali”.

Il Dipartimento di Giustizia, da parte sua, in un comunicato ha “espresso la sua gratitudine al governo messicano per la sua cooperazione e assistenza nel garantire l’estradizione di Guzman negli Stati Uniti”.

L’ex boss dei narcos è divenuto famoso anche per le sue evasioni dal carcere avventurose e rocambolesche, fino a quando non è stato catturato nuovamente l’anno scorso. La prima volta è scappato utilizzando un carrello della lavanderia; la seconda un tunnel che scavato nel pavimento della sua cella sotto alla doccia.

(di Valeria Robecco/ANSA)

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