Arriva Eneide 2.0, sosterrà la Biblioteca Vaticana

CITTA’ DEL VATICANO. – Volumi ingialliti dai secoli accanto a laboratori supertecnologici con format utilizzati anche dalla Nasa. Vangeli accanto ad antichi libri di medicina o alle prime cartine geografiche mai realizzate. I documenti sulla persecuzione dei cristiani in Giappone che hanno ispirato l’ultimo film di Martin Scorsese ‘Silence’ accanto alle miniature di matrimoni italiani nel Medioevo. E’ una istantanea della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Le origini risalgono al IV secolo ma la storia della biblioteca ‘moderna’ – oggi un patrimonio di 180mila volumi manoscritti e d’archivio, 1.600.000 libri stampati, 8.600 incunaboli, 300mila tra monete e medaglie, 150mila stampe e disegni e 150mila fotografie – risale alla metà del Quattrocento (1451 per la precisione) per arrivare a Papa Sisto V che tra il 1587 e il 1589 realizzò l’attuale Biblioteca.

E la sua nuova vita da qualche anno è anche online. “La digitalizzazione – spiega il Prefetto mons. Cesare Pasini – ha un duplice scopo, la conservazione dei volumi e quello la diffusione via web per rendere disponibile questo patrimonio, che noi consideriamo di tutta l’umanità, in ogni parte del mondo”.

Il processo è in corso ed è stato messo on line l’11% del patrimonio. Per supportare il progetto ora arriva l’Eneide 2.0, un ‘Folio’ del “Virgilio Vaticano”, manoscritto miniato realizzato intorno al 400 d.C., digitalizzato e stampato in 200 copie che verranno date a chi farà una donazione.

“Il progetto – spiega Maite Bulgari, fondatrice di Digita Vaticana Onlus – è una delle iniziative della nostra associazione per raccogliere fondi a supporto della digitalizzazione dei manoscritti della Biblioteca e dare così la possibilità, a studiosi e non, di accedere a questo immenso patrimonio”.

Ad accogliere gli studiosi nel Salone Sistino, il cuore della Bav, è un fac-simile della ‘Bibbia urbinate’, “un’opera pregiata – spiega il vice Prefetto Ambrogio Piazzoni – e costosissima. All’epoca si stimò che con i costi della sua realizzazione si poteva costruire una cattedrale. Oggi parleremmo di milioni di euro…”. Opere che venivano tramandate attraverso il lavoro degli ‘amanuensi’, monaci che trascorrevano tutta la loro vita a copiare libri. “E oggi con la digitalizzazione – riferisce la responsabile del laboratorio dove vengono fotografati e scannerizzati i testi – tramandiamo ciò che è arrivato dal passato”. La versione moderna degli antichi copiatori.

Prima di arrivare alle camere oscure o agli scanner i volumi passano per il laboratorio di restauro, che è un po’ la ‘clinica’ dei libri del Papa dove, a mani nude e camici bianchi, e con tecniche che fondono la tradizione con i nuovi studi, si ripara ciò che viene usurato dal tempo. E’ ancora una donna a guidare il reparto, Angela Nunez Gaitan. “Il nemico numero uno dei libri antichi? Secondo me è l’uomo…”, risponde ridendo ma indica poi il problema dell’umidità e degli insetti che deteriorano negli anni la cellulosa.

Sotto la lente dei restauratori oggi anche alcune opere del Fondo Marega, il patrimonio di documenti che racconta la storia dei cristiani perseguitati in Giappone, sui grandi schermi grazie al film ‘Silence’ di Martin Scorsese. “Non usiamo guanti perché perderemmo la sensibilità nel trattare l’opera – spiega -. Ma non fate mai quello che si vede ne ‘Il nome della rosa’, il monaco che prima di sfogliare lecca il dito. I libri si possono toccare, altrimenti sarebbe la loro morte, sapendo però che dobbiamo trasmetterli anche alle generazioni future”.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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