Esperto, dighe progettate per terremoti di magnitudo 7

La diga di Campotosto
La diga di Campotosto

ROMA. – La diga di Campotosto, in provincia de L’Aquila, così come le 541 grandi dighe italiane, è stata progettata per resistere a terremoti fino a magnitudo 7. Lo ha detto l’ingegnere esperto di costruzioni idrauliche Francesco Napolitano, dell’università Sapienza di Roma, rilevando inoltre che la presenza di una faglia a 300 metri dalla diga non costituisce un pericolo. Quella faglia si era attivata con il terremoto che il 6 aprile 2009 aveva colpito la zona de L’Aquila e il cui epicentro era stato più vicino alla diga di Campotosto rispetto a quello dei sismi legati alla sequenza del 24 agosto 2016.

“Dopo il terremoto del 2009 a L’Aquila – ha detto Napolitano all’ANSA – le verifiche indicarono l’esistenza di una faglia che correva a 300 metri dalla diga di Campotosto, ma si tratta di una distanza di sicurezza. Anche in caso di movimento di quella stessa faglia la diga non correrebbe pericoli”.

Tutte le 541 grandi dighe italiane, tra cui quella di Campotosto sono infatti progettate per resistere a terremoti anche con magnitudo compresa tra 6 e 7, “ma spesso tendente al 7”, ha osservato ancora l’esperto. “Ho letto in questi giorni – ha aggiunto – che secondo alcuni colleghi non si possano escludere fagliazioni superficiali che possano interessare il corpo della diga”, ossia ‘diramazioni secondarie’ della faglia che vadano a creare una crepa esattamente sotto la diga.

“Ma su questo non si sa nulla di certo, non conosco studi in proposito”, ha aggiunto. “A livello di progettazione – ha proseguito – la diga è in grado di sopportare scosse vicine a magnitudo 7.0, ma la possibilità di faglie superficiali che passino esattamente sotto la struttura della diga non è un’eventualità studiata, prevista in fase di progettazione”.

Riferendosi poi a un eventuale confronto con il disastro nel Vajont del 1963, Napolitano, ha rilevato che quello “è stato un mix di cause, caratterizzato sicuramente dalla sottovalutazione di alcuni aspetti e ignoranza su alcuni temi geologici, ma fu anche un unicum sfortunato e speriamo irripetibile”.

Alla luce di quanto è avvenuto allora, si sono messe a punto nuove norme di sicurezza e una sensibilità molto maggiore ad alcuni aspetti tecnici trascurati all’epoca. “Oggi si fanno controlli più accurati dei versanti – ha spiegato il ricercatore della Sapienza – e simulazioni sugli effetti di un collasso della diga oppure di un eventuale svuotamento improvviso”. In ogni caso per una maggiore prudenza, ha concluso, “il gestore ha comunicato in queste ore di aver abbassato il livello dell’acqua all’interno della diga come ulteriore precauzione”.

(di Leonardo De Cosmo/ANSA)

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