Mattarella, aspettare le motivazioni della Consulta

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

ROMA. – “A questo punto l’unica cosa da capire è che cosa vuole fare Mattarella”. Cinque minuti dopo la decisione della Consulta, è questa l’unica domanda che circola in transatlantico sia tra il ‘partito del voto subito’ sia in quello, molto diffuso e trasversale, del non voto. Sulle intenzioni dei partiti, invece, nessuno ha dubbi e, siccome le carte le dà il Pd, l’orizzonte delle urne sembra molto vicino con la data ideale dell’11 giugno.

Ma dal Colle arriva l’invito alla calma: bisogna aspettare le motivazioni della Consulta, anche perchè potrebbe essere la Corte stessa a sciogliere il dubbio se le due leggi elettorali siano omogenee o meno. Matteo Renzi è doppiamente soddisfatto e, nel vertice informale al Nazareno dopo la Consulta, traccia la linea per il rilancio del Pd in vista della campagna elettorale che considera imminente.

La minoranza, che sperava in una sentenza che rendesse necessario un lavoro del Parlamento, mastica amaro ma è consapevole che la palla sta all’ex premier che, dopo giornate di sospetti, ritrova il feeling con i big come Dario Franceschini e Andrea Orlando.

Il timing del Pd è chiaro: in attesa delle motivazioni, si farà un passaggio con i partiti per vedere se qualcuno è disponibile a ragionare sul Mattarellum. L’esito, come tutti sanno, è scontato e a quel punto, tra un mese, il Pd suonerà il gong: niet ad ogni passaggio parlamentare, “finiremmo nella giungla di chi non vuole il voto”, spiegano dal Pd, e richiesta di elezioni anticipate.

D’altra parte, il premier Paolo Gentiloni, come ha sempre chiarito, non ha intenzione di mettersi di traverso alle decisioni del suo partito. “Resto al governo finchè il Pd mi dà la fiducia” è la linea che Gentiloni ribadisce, deciso a governare senza pensare alla spada di Damocle del voto.

Il Colle, però, invita alla calma ricordando che per la legge elettorale del Senato servono comunque alcuni aggiustamenti. Sergio Mattarella, pur tirato per la giacchetta dalle forze politiche, mantiene il massimo riserbo e non commenta il dispositivo della Consulta. Tantomeno si esprime sul concetto di omogeneità delle due leggi. Ma ciò non toglie che le sue determinazioni siano da tempo chiare ed espresse pubblicamente.

Le cose devono essere fatte bene e c’è il tempo per dare ordine, anche prevedendo una fine anticipata della legislatura – non obbligatoria ma politicamente da tempo metabolizzata dal Quirinale – che si potrebbe collocare in un arco di tempo che va da giugno ad ottobre.

Il Capo dello Stato è perfettamente consapevole della difficoltà della situazione politica ma l’impressione ad ora è che almeno una mano di vernice al Consultellum serva proprio. Poi, dopo, se Gentiloni, che sia a giugno o a ottobre poco cambia, dovesse presentarsi alle Camere e annunciare che il suo ruolo è concluso, il capo dello Stato difficilmente potrebbe mettere in atto un accanimento terapeutico per tenere in vita una legislatura agli sgoccioli.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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