Vescovi Usa: no al muro, più sofferenze e sfruttamento

La rete di separazione anti- migranti sul confine tra Stati Uniti e Messico - Muro
La rete di separazione anti-migranti sul confine tra Stati Uniti e Messico - REUTERS
La rete di separazione anti-migranti sul confine tra Stati Uniti e Messico – REUTERS

CITTA’ DEL VATICANO. – E’ passata meno di una settimana dall’insediamento e già la Chiesa americana insorge contro gli annunci del presidente Donald Trump. Al centro delle proteste c’è la politica verso gli immigrati, tema tra quelli che più stanno a cuore – nonostante spesso il suo conservatorismo – alla gerarchia cattolica a stelle e strisce. E non poteva non suscitare dure reazioni da parte dei presuli Usa la decisione di Trump di tener fede a uno dei suoi proclami elettorali: quello della costruzione del muro anti-immigrati, per migliaia di kilometri, al confine col Messico, completando il muro già innalzato durante la presidenza Clinton nel 1994.

A prendere la parola, a nome di tutta la Conferenza episcopale americana, il presidente della Commissione per i migranti, monsignor Joe Vasquez, vescovo di Austin, che al grido che bisogna costruire ponti, non muri, critica duramente la decisione di Trump e assicura che la Chiesa statunitense farà di tutto per essere vicina agli immigrati e alle loro famiglie.

La costruzione del muro al confine Usa-Messico “metterà la vita degli immigranti in pericolo”, dobbiamo “costruire ponti tra le persone”, non alzare barriere, dice Vasquez in una dichiarazione rilanciata anche dalla Radio Vaticana.

Il presule sottolinea che questo muro, inoltre, farà sì che gli immigrati, “soprattutto i più vulnerabili, donne e bambini” saranno ancora di più sfruttati da “trafficanti e contrabbandieri”. Inoltre, la costruzione di questa barriera “destabilizzerà molte comunità che vivono pacificamente lungo il confine”.

Il responsabile dei vescovi Usa per i migranti denuncia anche la nuova politica di detenzione e deportazione degli immigrati annunciata da Trump. Tali politiche, avverte, “divideranno le famiglie e alimenteranno il panico e la paura nelle comunità”. E aggiunge che non si garantisce la “sicurezza degli americani” con una escalation di detenzione degli immigrati. Queste misure, prosegue mons. Vasquez, “renderanno ancora più difficile alle persone più vulnerabili di avere accesso alla protezione nel nostro Paese”.

Il vescovo di Austin assicura il sostegno e la solidarietà della Chiesa statunitense a fianco dei migranti. Ogni giorno, ammonisce, “sperimentiamo il dolore di famiglie che lottano per vivere una vita che abbia una somiglianza di una normale vita familiare. Vediamo bambini traumatizzati”. Le politiche annunciate dal presidente Trump, conclude mons. Vasquez, “sconvolgono ancora di più le famiglie dei migranti”.

Severa anche una nota pubblicata sul sito della propria arcidiocesi di Galveston-Houston dal presidente della Conferenza episcopale Usa, il cardinale Daniel DiNardo, che dice come i diversi annunci fatti da Trump lo “preoccupano profondamente”, tra cui l’ordine esecutivo per la costruzione del muro tra usa e Messico, “aumentando significativamente la detenzione e la deportazione di immigrati, e precludendo il giudizio dello stato e delle locali forze dell’ordine sul modo migliore per proteggere le loro comunità”.

“Come arcivescovo di una diocesi in Texas – denuncia DiNardo -, credo che l’ordine di costruire un muro lungo la frontiera con il Messico servirà solo a rendere i migranti più suscettibili di trafficanti e contrabbandieri – mettendo le loro vite in un pericolo inutile”.

“L’annunciato aumento dello spazio di detenzione di immigrati e di attività di controllo dell’immigrazione è allarmante”, sottolinea il porporato, secondo cui questi provvedimenti, che non faranno che dividere famiglie e gettare la gente nel panico, non sono il modo migliore per “garantire la sicurezza agli americani”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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