Italicum: per la Cei la politica non ha fatto suo mestiere

ROMA. – La politica esce sconfitta dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum e “dovrebbe riflettere e interrogarsi su questo” perché “non è normale un Paese dove sia la magistratura a dettare tempi e modi all’amministrazione. Significa che la politica non ha fatto il proprio mestiere”. E’ un giudizio duro, quello dei vescovi italiani che chiedono ora di “non saltare sulla sedia per decidere quando votare” rinviando le soluzioni ai problemi del Paese.

Il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Nunzio Galantino, incontrando oggi i giornalisti al termine del Consiglio Episcopale Permanente ha detto che “la data del voto non è importante ma le elezioni non devono essere un diversivo, uno strumento con cui Tizio si prenda la rivincita su Caio. Occorre risolvere i problemi, non rinviare le soluzioni”.

I politici, secondo Galantino, “si devono domandare: veniamo pagati per fare queste cose e c’è altra gente che le fa al posto nostro?. Non è normale un Paese in cui per prendere decisioni si aspetta che sia qualcun altro a decidere, io lo trovo drammatico”.

Tra i problemi ai quali dare subito risposte c’è ancora la crisi che attanaglia le famiglie. Rinviare le misure per dare degli aiuti concreti significa “ritardare la vita serena delle stesse famiglie e finire in balia del primo populista che si alza. Non si risponde ai populismi con proposte a mezz’aria”, ha detto Galantino facendosi anche portavoce di quanto detto dai vescovi nella riunione di questi giorni:

“Come mai sono stati trovati 20 miliardi di euro per aiutare le banche e negli stessi giorni sono stati rinviati i decreti attuativi per i provvedimenti per le famiglie perché non si trovavano i soldi?”.

Un appello poi per le popolazioni terremotate: “Una volta passata l’emergenza non si spengano i riflettori”.

Parlando invece delle questioni più interne alla Chiesa, Galantino ha commentato anche i recenti scandali che hanno visto preti come protagonisti, come nel padovano. “C’è sofferenza, c’è vergogna, ma anche orgoglio perché non sono loro che rappresentano la chiesa. Guardate piuttosto quello che stanno facendo i vescovi, i sacerdoti, le suore nelle aree del terremoto”.

Uno sguardo poi alla prossima assemblea di maggio che dovrà scegliere la terna di nomi, da sottoporre al Papa, al fine dell’elezione del nuovo Presidente che sostituirà il cardinale Angelo Bagnasco. “Non drammatizzate – ha scherzato Galantino rivolto ai giornalisti – non sono le elezioni americane”.

Infine una nomina in un posto chiave della Cei, quella dell’economo. E’ Mauro Salvatore, arriva da Brescia, e per la prima volta nella storia della Cei non è un sacerdote.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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