Renzi detta i tempi, dieci giorni e si decide tutto

RIMINI. – Dopo essere sparito per quasi due mesi dai radar mediatici, Matteo Renzi torna sul palco e, riunendo gli amministratori locali del Pd a Rimini, chiarirà perché all’Italia servono nuove elezioni. Ma l’ex premier non vuole precipitare tutto: Renzi infatti ha raccolto l’invito ad aspettare le motivazione della Corte, arrivato anche dal colle, e annuncerà per i prossimi dieci giorni l’intenzione di andare a vedere le carte degli altri partiti.

Il punto è che se, come il leader Pd sospetta, non ci saranno modifiche condivise alla legge elettorale uscita dalla Consulta non si potrà che prendere atto con tutti gli interlocutori che la legislatura è finita. Si consumerà uno scontro a distanza tra Rimini e Roma.

In mattinata Massimo D’Alema riunirà tutte le anime della sinistra, dalla Cgil all’Arci, dal professor Pace del comitato per il No al referendum a Sinistra Italiana per lanciare i comitati “per il nuovo centrosinistra”. La vittoria del 4 dicembre ha galvanizzato l’ex ministro degli Esteri che ritiene chiusa la stagione del renzismo e punta a ricomporre un’area vasta.

All’appuntamento non ci sarà Giuliano Pisapia, che ha sbattuto la porta in faccia ad un eventuale asse con Pd e Ncd; ci saranno invece gli esponenti di SI e, dal Pd, i governatori Enrico Rossi e Michele Emiliano e i bersaniani Roberto Speranza e Nico Stumpo, in realtà più come attenti osservatori che come costruttori attivi di un movimento fuori dal partito, almeno per ora.

La minoranze dem, contraria alle elezioni a giugno, deciderà solo in base alle mosse del leader Pd che cosa fare alla luce di un sistema proporzionale. “Più che la scissione dei bersaniani, però, sarebbe la scissione di Renzi dal Pd”, spiegano dalla sinistra alludendo ad alleanze “spurie”, in realtà smentite dal Nazareno.

Accuse e attacchi che l’ex premier, che interverrà alle 18, ignorerà, ignorerà cercando di concentrarsi sulle parole d’ordine della ripartenza: ruolo centrale dei sindaci (un ritorno ideale alle origini), portare il Pd fuori dal Palazzo e tra la gente. E un attacco alla miopia dell’Ue, capace solo di “letterine incomprensibili”.

In questo quadro Renzi sosterrà che servono nuove elezioni non perché lui abbia fretta ma perché il paese non può aspettare fino al 2018 in una situazione politicamente bloccata. Per questo, il segretario dem darà la disponibilità a verificare la prossima settimana la possibilità di modifiche condivise ai due sistemi elettorali di Camera e Senato.

“Andiamo a vedere se è un bluff”, ragiona Renzi. Le motivazioni della decisione della Consulta, che potrebbero arrivare, a quanto si apprende, già alla fine della prossima settimana, chiariranno poi se i togati della Corte indicano strade alla politica.

In meno di un mese, quindi, l’ex premier è convinto che sarà chiaro che non ci sono alternative alle urne con le leggi uscite dalle diverse sentenze della Corte. A quel punto nel Pd si aprirà il vaso di Pandora delle liste e delle candidature: Renzi avrà l’ultima parola sui capilista bloccati e tratterà direttamente con le correnti.

“Prima però ci vogliono le primarie per la leadership, primarie vere non la ‘gazebata’ di una domenica”, chiarisce la minoranza che vuole contare il suo peso per farlo poi valere nelle candidature.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)