Governo prepara la risposta all’Ue, no a manovre estemporanee

Esterno di Palazzo Chigi . ANSA/GIUSEPPE LAMI --------------------------------------------------------------------------
Esterno di Palazzo Chigi. ANSA/GIUSEPPE LAMI
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ROMA. – Nessuna manovra estemporanea, scelte coerenti con una strategia di lungo periodo nell’interesse del Paese per assicurare il rispetto delle regole europee ma tenendo conto anche delle nuove spese emerse per il sisma. Sono queste le linee guida su cui il governo si sta muovendo nel preparare la lettera di risposta ai rilievi della Commissione Europea, attesa entro mercoledì.

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro Pier Carlo Padoan, si sono incontrati per fare il punto sulle prossime scelte di politica economica, in vista del Def e, appunto, della risposta alle richieste della Commissione Ue. Il Governo intende scegliere la strategia più adatta per affrontare le nuove spese per il terremoto e assicurare il rispetto delle regole finanziarie europee, allo stesso tempo rivendicando la validità delle riforme fatte; insistendo sul tema della crescita e dunque dicendo no a nuove tasse che abbiano effetto depressivo.

L’idea, spiegano fonti Dem, resterebbe quella di garantire appunto il rispetto delle regole Ue, rinviando però al prossimo Def il dettaglio dell’intervento. Ma, spiegano dal governo, si sta ancora in queste ore dettagliando in concreto la risposta.

L’incertezza intanto pesa. Il tempo stringe e, di fronte al tentativo di tirare la corda fino all’ultimo minuto nella trattativa sempre più serrata con la Commissione, lo spread torna a volare. Il differenziale tra Btp e Bund ha chiuso a quota 186 punti, con un tasso di rendimento del decennale italiano del 2,3%, fornendo probabilmente solo un assaggio di quello che potrebbe accadere se l’Italia dovesse decidere di non accettare le raccomandazioni europee e di sfidare fino in fondo la Commissione, imboccando la strada della procedura di infrazione.

Fra Gentiloni e Padoan, che si sono visti per circa un’ora a Palazzo Chigi, c’è perfetta sintonia, affermano fonti governative in una giornata in cui si sono rincorse voci di presunti dissidi. Il no all’aumento delle tasse, che potrebbe avere effetti depressivi, resta appunto un punto cardine per il governo. E lo è sicuramente per il Pd, con Matteo Renzi che è perentorio in un post sul suo nuovo blog: “quello del 2013 deve restare l’ultimo aumento dell’Iva. Siamo contrari all’aumento delle tasse. Tutte”.

L’intenzione di Roma sembra comunque ancora quella di rispondere nei tempi previsti, entro il primo febbraio, e di evitare il muro contro muro, ma l’assenza di reazioni ufficiali, a due settimane dalla lettera di Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, già impensierisce i mercati.

Il commissario agli Affari economici ha smorzato i toni chiarendo di non vedere uno scontro in corso tra Ue e Italia e di aspettare “con serenità e fiducia” la replica del governo, partendo dalla cifra già sul tavolo, ovvero dai 3,4 miliardi di aggiustamento richiesti. Ma il clima finanziario non è comunque dei più rosei: a prevalere è il nervosismo per le tensioni politiche internazionali, i rendimenti dei titoli di Stato sono in salita per la ripresa dell’inflazione e le attese sulle politiche di bilancio della nuova amministrazione Usa non fanno che aumentare le tensione.

Non a caso, Padoan aveva avvertito sui rischi “reputazionali” di un’inversione a U nel comportamento dell’Italia in Europa. Il Paese, che appena poco più di due settimane fa ha perso la fatidica ultima A sul rating sovrano, vive nell’incertezza politica della data (e dell’esito) delle prossime elezioni e continua ad essere sorvegliato speciale anche del Fondo monetario internazionale che è tornato a puntare il dito sull’alto debito che restringe inevitabilmente gli spazi d’azione.

In questo quadro, un drastico strappo con l’Ue potrebbe costare caro e la reazione dei mercati potrebbe essere pesante, tale da indurre nel prossimo futuro a decisioni forse ancor più dolorose di una mini-manovra. Anche perché, per quanto il governo abbia messo e stia mettendo in campo misure ad hoc per rinforzare la crescita, il ritmo a cui si muove l’economia italiana impallidisce rispetto a quello ad esempio della Spagna, che ha chiuso il 2016 con un Pil a +3,2%.

E se il governatore di Bankitalia Visco sabato ha ammonito dei rischi dalle incertezze politiche sull’avanzamento delle riforme il direttore generale Salvatore Rossi approva le mosse del governo: “Bene fa il governo a fare la faccia feroce verso chi vuole imporre, in condizioni eccezionali, vincoli che sono ciecamente rigidi”.

In Italia come certifica anche l’Ufficio parlamentare di bilancio, la ripresa procede “a ritmi moderati”. Per il quarto trimestre del 2016, l’Autorità dei conti pubblici stima una crescita congiunturale del Pil dello 0,2% che implicherebbe un aumento dello 0,9% nell’anno, migliore quindi del +0,8% calcolato dal governo nel Documento programmatico di bilancio.

Tuttavia, il 2017 si è aperto all’insegna di una maggior incertezza e per il primo trimestre è ipotizzabile un +0,1% congiunturale. Raggiungere l’1% stimato nello stesso Dpb richiederebbe dunque “un’accelerazione con aumenti medi del Pil di circa lo 0,4% a partire dal secondo trimestre”.

Se l’obiettivo di crescita del governo sia più o meno a portata di mano lo indicherà tra circa 15 giorni anche la stessa Commissione. Ma perché nei nuovi giudizi macroeconomici di Bruxelles si possa tenere conto delle intenzioni italiane, la risposta “dettagliata” di Roma dovrà arrivare entro il primo febbraio.

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