Il governo lima la lettera all’Ue, misure sull’Iva per la lotta all’evasione

Pier Carlo Padoan, Pierre Moscovici e Michel Sapin
Pier Carlo Padoan, Pierre Moscovici e Michel Sapin

ROMA. – Il governo lima la lettera di risposta ai rilievi europei sui conti pubblici. Entro domani il ministero dell’Economia dovrà inviare a Bruxelles la risposta alla missiva inviata due settimane fa da Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis e la parola d’ordine per evitare un aumento delle tasse, economicamente depressivo e politicamente autolesionista, sembra quella di una nuova stretta contro l’evasione fiscale.

Il 2016 è già stato, come annunciato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Olrlandi, un anno record nel recupero delle tasse non pagate con un incasso di 17 miliardi di euro, due in più dell’anno precedente. Grazie sicuramente alla maxi operazione di voluntary disclosure, che quest’anno verrà replicata, ma anche al buon funzionamento di due meccanismi di recupero Iva introdotti nel 2015, split payment e reverse charge.

Proprio quest’ultima, attualmente in vigore solo per pochi settori, potrebbe essere la chiave per portare nelle casse dello Stato risorse fresche, evitando di toccare anche minimamente l’aliquota. Oggi l’inversione contabile Iva (in cui l’obbligo dell’imposizione fiscale viene traslato dal venditore all’acquirente) si applica a settori come l’edilizia, l’immobiliare o l’hi tech, con l’ultima estensione a pc portatili, tablet e console da gioco.

Nel 2015 il governo ha tentato di estenderlo anche alla grande distribuzione, ma la Commissione europea, incaricata di valutare la conformità della normativa italiana a quella comunitaria sull’Iva, ha bocciato la misura che, secondo il governo, avrebbe garantito un gettito aggiuntivo di circa 730 milioni di euro.

Ora il Tesoro sembra intenzionato a riprovarci, tentando di allargare ancora i settori coinvolti, sapendo di poter probabilmente contare questa volta su una maggiore disponibilità europea. Il tax gap Iva rimane del resto una spina nel fianco per l’Italia, al top in Europa con una percentuale calcolata in circa il 30%, quasi il doppio della media Ue. Tra le ipotesi allo studio non è del resto esclusa quella, questa volta sì, di ritoccare al rialzo l’accisa, tassa che si paga alla produzione e non direttamente al consumo.

Nel 2018 e nel 2019 sono già previsti però aumenti sui carburanti per 350 milioni di euro l’anno. In ogni caso raggiungere i 3,4 miliardi di aggiustamento richiesti dall’Europa non sarà probabilmente impresa semplice. Ma la trattativa in corso tra Roma e Bruxelles si è concentrata in questi giorni anche sull’ammontare della correzione.

La lettera che sta preparando il governo – si apprende in ambienti parlamentari della maggioranza – spiegherà quindi nel dettaglio la situazione creatasi dopo le scosse del Centro Italia che hanno costretto a modificare alcune priorità. Da qui la necessità di una ponderata valutazione della situazione che, secondo Roma, non può essere definita con interventi immediati come richiesto.

L’Italia cercherà quindi di dimostrare l’impegno su una precisa strategia di medio e lungo termine, che sarà indicata nero su bianco nel Def di aprile.

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