I due anni di Mattarella, presidenza senza clamori ma tanti suggerimenti

Mattarella con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e l'allora Presidente Vicaria del Senato, Valeria Fedeli in occasione della cerimonia di giuramento ------------------------------------------------------------------------
Mattarella con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e l’allora Presidente Vicaria del Senato, Valeria Fedeli in occasione della cerimonia di giuramento
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ROMA. – Serve almeno “l’ordinaria manutenzione”. Chissà se esattamente due anni fa quando fu eletto presidente della Repubblica Sergio Mattarella poteva immaginare che avrebbe dovuto mettere in cima alla lista delle sue preoccupazioni la governabilità e tra le sue sorprese che alla legge elettorale ci avrebbero dovuto pensare i suoi ex colleghi della Consulta.

Certamente, oggi 31 gennaio, Mattarella non può celebrare con piena serenità i due anni trascorsi al Colle: da un lato si è caricato sulle spalle il peso di garantire a mezza Italia la ricostruzione post terremoto con una infaticabile presenza tra i sindaci delle zone colpite; dall’altro osserva pensieroso come il Paese stia scivolando al voto con due sistemi elettorali profondamente diversi. E, soprattutto, con tutte le proiezioni che indicano il doppio sistema incapace di assicurare una maggioranza.

Nessun tabù sulle elezioni anticipate, per carità. Il Quirinale ha da tempo metabolizzato la possibilità di chiudere con un leggero anticipo la legislatura e di fatto pochi mesi di differenza non spingeranno certo Mattarella a praticare un accanimento terapeutico quirinalizio per tenere in vita una legislatura già sfinita dall’esito del referendum e di fatto sfiduciata dai pubblici “desiderata” delle forze politiche.

Ma almeno una “manutenzione ordinaria” ai due sistemi creati dalle sentenze della Corte costituzionali il Parlamento potrebbe e dovrebbe proprio farla. Il tempo c’è e nessuno al Colle pensa che la differenza di qualche settimana possa provocare accadimenti fondamentali per un Paese che in ogni caso ha una maggioranza ed un primo ministro esperto.

Come non vedere le discrepanze di base tra l’Italicum corretto e il Consultellum? Nel primo, solo per fare un esempio, sono di fatto vietate le coalizioni, nel secondo auspicate. “Manutenzione ordinaria”, appunto. Neanche Mattarella si aspetta più che il Parlamento possa mostrare quello scatto di reni necessario per varare una nuova legge, né tantomeno si pensa possibile che si raggiunga un accordo extraparlamentare in questo clima pre-elettorale.

Il capo dello Stato avanza così prudente, confermando in questi 24 mesi la linearità della sua presidenza. Non si tratta solo del metodo, da lui stesso spiegato: “sono un arbitro che appare silenzioso, perché i suggerimenti sono più efficaci senza proclami”.

Si tratta proprio di una discontinuità con il recente passato, un ritorno alla forza pura della Costituzione che regola anche i passaggi più delicati, dalla crisi di Governo allo scioglimento delle Camere. E proprio a questo si riferisce Mattarella quando ha fatto sapere che si sarebbero comunque dovute aspettare le motivazioni della Consulta sull’Italicum prima di lanciarsi in giudizi e previsioni.

E Mattarella infatti aspetta ancora quelle motivazioni sapendo che potrebbero anche sciogliere interrogativi di non poco conto, come l’omogeneità o meno delle due leggi.

Una presidenza lineare che certamente non uscirà dai suoi confini neanche quando – ove mai questo accadesse e Renzi ne avesse la forza politica – Paolo Gentiloni dovesse annunciargli che il suo compito è esaurito e i presidenti delle Camere confermassero che in Parlamento non c’è più una maggioranza. Allora basta, nessun giro di valzer: le Camere saranno sciolte.

Ma prima per piacere, suggerisce Mattarella, fate almeno la manutenzione a una macchina nata già vecchia.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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