Si inasprisce la guerra delle valute, Tokyo respinge le accuse di Trump

ROMA. – Una vera e propria guerra delle valute è ormai in corso dopo che Donald Trump nel nome di ‘America First’ ha accusato Germania, Giappone e Cina di manipolare le proprie monete per interessi commerciali. “Guardate cosa sta facendo la Cina, cosa ha fatto per anni il Giappone. Manipolano il mercato valutario, fanno svalutazioni mentre noi restiamo seduti qui come un branco di idioti”, ha tuonato il nuovo inquilino della Casa Bianca dopo che Peter Navarro, capo del Consiglio nazionale sul Commercio, aveva detto che l’euro “è enormemente sottovalutato”, una sorta di “marco tedesco camuffato” che permette alla Germania di beneficiarne ai danni dei suoi partner commerciali.

Dopo la risposta piccata della cancelliera Angela Merkel, oggi è stato il turno del governo giapponese replicare alle accuse di Trump. “Non è affatto vero. La politica monetaria del Giappone punta essenzialmente a tenere basso il livello dello yen per stimolare l’inflazione, e non a svalutare la valuta”, ha sottolineato il capo di Gabinetto, Yoshihide Suga, mentre in parlamento il premier Shinzo Abe ha detto che se sarà necessario sarà lui stesso a spiegare a Trump la politica monetaria del Giappone.

Secondo Stefano Gianti, trader ed analista di Swissquote, “si può parlare di una guerra valutaria” in corso ma queste comunque “ci sono sempre state”. Tra le Banche centrali, ha detto l’analista, “la Bank of Japan è sempre stata la più creativa, ha fatto di tutto per svalutare lo yen”.

Ha quindi spiegato che “se il cambio euro-dollaro dovesse stabilizzarsi su questi livelli (1,07) non ci dovrebbero essere problemi ma lo scontro potrebbe intensificarsi nei prossimi giorni se il dollaro dovesse continuare ad apprezzarsi”. E alla luce di “tanti dati macro economici positivi negli Stati Uniti, ci potrebbe essere un afflusso di capitali verso gli Usa che farebbero apprezzare il biglietto verde”, ha sottolineato Gianti.

Ed infatti il dollaro ha ripreso a salire dopo che il consueto sondaggio Adp sul mercato del lavoro Oltreoceano e l’indice Ism manifatturiero sono risultati migliori del previsto. In serata la Fed ha lasciato i tassi fermi fra 0,50% e 0,75%, com’era ampiamente previsto. Un cambio equo euro-dollaro “potrebbe essere di 1,15”, ha detto Gianti. “Andrebbe bene a tutti” mentre “la parità” tra le due valute “non farebbe comodo a Trump”, ha aggiunto.

Ma Gianti ha anche avvertito che questa guerra valutaria potrebbe portare ad “una nuova recessione in futuro”. In questo scontro valutario potrebbe inserirsi a breve anche la Russia. Il ministero delle Finanze russo, secondo quanto scrive la stampa locale, avrebbe deciso di svalutare il rublo di circa il 10% dopo che negli ultimi dodici mesi si è apprezzato di quasi il 30%. Un rublo debole aiuterebbe l’economia russa a ripartire ma soprattutto aiuterebbe il governo a colmare il deficit di bilancio, è il ragionamento di Mosca. La misura potrebbe essere applicata già questo mese.

(di Alfonso Abagnale/ANSA)

Lascia un commento