“Basta burocrazia, risposte”, protestano i terremotati a Roma

La protesta delle popolazioni delle Marche ed Abruzzo colpite dal sisma che ha distrutto o danneggiato le loro case, in piazza Montecitorio a Roma, 2 febbrario 2017, ANSA/GIUSEPPE LAMI ---------------------------------------------------------------------
La protesta delle popolazioni delle Marche ed Abruzzo colpite dal sisma che ha distrutto o danneggiato le loro case, in piazza Montecitorio a Roma, 2 febbrario 2017, ANSA/GIUSEPPE LAMI
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ROMA. – Gli occhi diventano lucidi quando sugli smartphone scorrono le immagini di come era prima la loro casa e di come è ora, spesso un cumulo di macerie. Per poco la determinazione viene meno, ma dura solo il tempo di un battito di ciglia, tanto serve per scacciare indietro le lacrime. Perché poi gli sguardi di centinaia persone accomunate solo da una brutta parola, terremoto, si incrociano in piazza Montecitorio e si riassumono in un “Basta!”.

Sono venuti da tutte le frazioni colpite dal sisma di agosto e di ottobre, soprattutto dalle Marche, ma anche da Amatrice e Accumoli, o dall’Abruzzo: e vogliono avere risposte dalla politica nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge in favore delle popolazioni del centro Italia colpite dal sisma.

“Il governo deve abbattere la burocrazia che ci sta uccidendo due volte – spiega uno degli organizzatori, Francesco Pastorella, di Pieve Torina (Macerata) in roulotte da 3 mesi – così calpestano la nostra dignità. Non sono arrivati i container e quelli che arriveranno prevedono 6 bagni ogni 100 persone. Non ci sono le tensostrutture per il bestiame e nemmeno i moduli per le scuole”.

Le storie sono tante ma il comune denominatore è l’aver perso una casa, spesso un lavoro e a volte anche i propri cari, sotto le macerie. Quelle macerie che oggi Roberta Giacobetti, di Collespada di Accumoli (Rieti), chiede a gran voce di rimuovere: “L’amministrazione si dia una mossa e chieda i mezzi necessari!”.

Gli fa eco Fulvio Santoni di Camerino (Macerata): “Da tre mesi vivo ospite di mio fratello. Non posso continuare così. Nel ’97, quando ci fu il terremoto di Colfiorito, dopo tre mesi eravamo tutti nei container, ora no. Cosa fanno i commissari straordinari? Mi sembra che perdano solo tempo”.

Sconsolato anche Carlo, di Ussita (Macerata): “C’è una stasi tale che noi cittadini non sappiamo a chi rivolgerci ed è vergognoso che per le tensostrutture, in una situazione di emergenza, siano stati fatti appalti. Dormo in un camper da mesi e di notte la temperatura scende anche a -14 gradi”.

Ha perso tutto Tullio Belli di Visso (Macerata): “Ho comprato un camper usato dell’88, insieme a mia moglie vivo lì perché non voglio essere ‘deportato’. Da tre mesi mangiamo alla mensa nella tenda dei militari, e le casette non arrivano. Facevo il commerciante e ho messo tutta la merce del mio negozio inagibile in un camion che ho affittato, perché i container per le attività commerciali non sono mai arrivati”.

Una delegazione ha incontrato i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, i capigruppo di diversi partiti, il commissario per la ricostruzione Vasco Errani: “A tutti abbiamo chiesto di vigilare, ciascuno per le proprie competenze, sull’attuazione della legge e abbiamo ricordato che è compito della politica prendersi cura dei cittadini. Con Errani faremo assemblee nei nostri paesi”.

In piazza Montecitorio tutti ascoltano attenti il resoconto: “Adesso possiamo tornare a casa”, dice Tullio che poi ci ripensa: “Nel camper”.

(di Simona Tagliaventi/ANSA)

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