Sisma: con forti scosse torna la paura, e chi può se ne va

ANCONA. – Una breve tregua, poi il terremoto, con le sue scosse più spaventose, è tornato a farsi sentire: stavolta tra le province di Macerata e Perugia, dove si sono verificate nella notte 5 scosse di magnitudo compresa tra 3 e 4 e due di magnitudo maggiore a 4, una alle 4:47 (magnitudo 4) e l’altra alle 5:10 (4.2), con epicentro nel piccolo Comune di Monte Cavallo, in provincia di Macerata.

Dal 24 agosto fino alle ore 11 di questa mattina, ha calcolato l’Ingv, gli eventi della sequenza sismica in Italia centrale sono stati più di 52.700. “Io non sono fifone, ma i cittadini sono intimoriti: se possono, ‘sgommano'”, dice all’ANSA il sindaco di Monte Cavallo Pietro Cecoli.

“Una signora che ha trovato sistemazione in una minicasa su ruote questa mattina ha preso i figli e se n’è andata sulla costa. Le ho chiesto: ‘Ma dove vai?’. ‘Scappo, qui non resisto’, mi ha risposto. C’è da capirli”. “Adesso – aggiunge – stiamo verificando con il poco personale che abbiamo se ci sono stati danni grossi. Sicuramente quel che era già lesionato è peggiorato”.

A Monte Cavallo, 150 abitanti, sono restate diverse famiglie che hanno avuto la fortuna di non vedere le loro abitazioni distrutte dalle scosse. “Chi ha la casa agibile è rimasto – racconta Cecoli – ma certo, se continua così è difficile che si resti”.

“E’ chiaro che le persone non ne possono più, compreso il sottoscritto. Il terremoto fa ancora paura”, gli fa eco Sandro Luciani, ex sindaco di Pievebovigliana (il Comune si è fuso con quello di Fiordimonte, dando vita a Valfornace).

E pensare che “qualcosa si stava muovendo: qualche commerciante aveva intenzione di riaprire l’attività in un container: una merceria, un bar, un negozio di generi alimentari, per riprendere una vita ‘normale’. Le verifiche Fast sono in corso, qualcuno era rientrato dalla costa, dov’era sfollato. Ma con queste scosse che non ci danno tregua ogni volta bisogna ricominciare da capo. Non stiamo messi bene, non stiamo messi per niente bene”.

La sensazione di non veder la fine è anche dell’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, diocesi particolarmente interessata dal sisma: “Siamo stati svegliati di nuovo nella notte, interrompendo un momento di relativa tranquillità. Mentre si sta programmando il graduale rientro in città, con sopralluoghi più minuti e attenti, ora queste nuove scosse significative fanno fare un passo indietro, imponendo di muoverci con più cautela, ma senza troppi allarmismi – commenta mons. Francesco Giovanni Brugnaro -. Come Chiesa locale, ovviamente, continuiamo a stare a fianco della gente, impaurita e angosciata da questa durissima prova”.

A Norcia, invece, le scosse di notte non fanno più paura: “dormiamo nelle roulotte e nei container e quindi non corriamo pericolo, ci sentiamo meno sicuri di giorno, quando per forza si deve entrare negli edifici”, racconta Patrizia Fornari, che insieme alla sua famiglia, da ottobre, vive fuori casa. “Il problema adesso è soprattutto ricostruire le nostre vite”, aggiunge Patrizia Pierantozzi.

“Le famiglie sono disgregate – spiega -, chissà quando potremo ritornare nelle nostre case, nel 1979 ritornammo dopo sei anni”. E ricorda poi la “vita impossibile dentro il prefabbricato, di inverno si moriva di freddo e d’estate di caldo”. “Devono ricostruire presto e bene – incalza Pietro Testa -, vorrei tornare a Norcia, ma non sappiamo dove andare”.

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