Papa: il denaro può asservire il mondo e ostacolare la pace

CITTA’ DEL VATICANO. – “Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace”.

Lo afferma il Papa nel messaggio per la quaresima del 2017, intitolato “La Parola è un dono. L’altro è un dono”, presentato in sala stampa vaticana dal mons. Giampietro Dal Toso, segretario delegato del nuovo dicastero per lo Sviluppo umano integrale e dalla fondatrice della comunità “Nuovi orizzonti”, Chiara Amirante.

Il messaggio papale, articolato in tre parti, analizza la parabola del povero Lazzaro che chiede l’elemosina alla porta del ricco. La ricchezza, spiega papa Bergoglio, è il “principale motivo di corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti”. “Il denaro può arrivare a dominarci”, “la cupidigia rende il ricco vanitoso”, e “il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia”.

“La parabola – scrive dunque papa Bergoglio a proposito del povero Lazzaro e del ricco, – è impietosa nell’evidenziare le contraddizioni in cui si trova il ricco. Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come ‘ricco’. La sua opulenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato”.

“Dice l’apostolo Paolo – ricorda papa Francesco – che ‘l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali’. Essa è il principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico. Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace”.

“La cupidigia del ricco – rimarca ancora il messaggio papale – lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza”.

“Il gradino più basso di questo degrado morale – denuncia il Papa – è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione”.

Il Pontefice infine individua nel “non prestare ascolto alla Parola di Dio”, nel vivere senza Dio, “la radice dei mali” dell’uomo ricco. Il tema è stato toccato da papa Francesco anche nella messa a Santa Marta, in cui ha spiegato che Dio ha dato all’uomo tutto, “ma non i soldi” e questo vorrà dire qualcosa.

“Ci sono 50 anni di magistero della Chiesa, da Giovanni XXIII in poi, – ha rimarcato mons. Dal Toso – che affermano che un certo ordine del mondo può costituirsi soltanto su alcuni principi fondamentali, ma sappiamo quanto questa voce sia stata ignorata”.

“Alcuni mali si sono ingenerati – ha proseguito il presule – anche per il fatto che questa voce profetica è stata ignorata: questo non prestare ascolto fa sì che il mondo si divida, quindi anche se questo è un messaggio quaresimale dalla forte implicazione di conversione individuale, ci sono implicazioni più forti”. E’ un richiamo, ha spiegato mons. Dal Toso, a “una nuova attenzione alle fasce più deboli della società, altrimenti non potremo costruire un mondo nuovo per tutti”.

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