I partiti prendono tempo sulla legge elettorale

Matteo Orfini
Matteo Orfini

ROMA. – “Prima di aver letto le motivazioni della Consulta sono tutte chiacchiere a vuoto. Leggo che sono state presentate in Commissione 16 proposte…Non mi sembra un buon segnale per trovare un accordo”. Pino Pisicchio, costituzionalista, ex Dc e oggi presidente del gruppo Misto alla Camera, sintetizza con poche parole piene di scetticismo il clima di attesa che si respira a Montecitorio, in un momento in cui i partiti sembrano fare melina.

Nel frattempo scoppia la lite tra Pd e Alfano. La innesca Matteo Orfini, con una sorta di veto sulla presenza del Ncd nella coalizione di centrosinistra: “Siamo al governo con Alfano – dice il presidente del Pd – ma non penso che il Pd possa essere strutturalmente alleato con una forza che si chiama Nuovo centrodestra…”.

In serata arriva la secca replica di Afano: “Quel che non ha capito è che il premio di coalizione, con l’aria che tira, è un regalo che gli altri fanno al Pd e non che il Pd fa agli altri”. Come dire: senza di noi il Pd non va da nessuna parte.

Tornando ai lavori parlamentari, al momento, l’unico punto fermo è l’inizio del dibattito parlamentare sulla legge elettorale, che sarà incardinata giovedì in Commissione Affari costituzionali della Camera. In quella occasione il presidente della Commissione e relatore, Andrea Mazziotti, illustrerà le 16 proposte di legge finora depositate.

Ma, come ricordato da Pisicchio, il dibattito vero e proprio inizierà dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Consulta. Ogni eventuale sviluppo parlamentare inevitabilmente farà i conti con il dibattito della direzione del Pd del 13, la riunione che dovrebbe chiarire le scelte del segretario Matteo Renzi, chiamato a illustrare al partito la linea da seguire tra richieste di Congresso e primarie.

Nel frattempo, tiene banco lo scontro sempre presente tra i sostenitori dello scioglimento anticipato e quindi elezioni a giugno e chi invece punta sul voto a scadenza naturale, l’anno prossimo. Tra i fautori del voto a giugno, il Presidente del Pd, Matteo Orfini, secondo cui “la legislatura è morta il 4 dicembre”.

Desideroso di andare alle urne anche Beppe Grillo: “Siamo l’unica forza politica – scrive sul suo blog – che può arrivare al 40% senza inciuci e ammucchiate. I dati di oggi in Sicilia lo dimostrano. Per questo Renzi non vuole fare votare gli italiani: sarebbe la sua fine. Al voto, al voto subito!”.

Netto anche il leader leghista Matteo Salvini che ribadisce: “Mi rifiuto di parlare di legge elettorale mentre la disoccupazione giovanile è al 40%, ne parlino gli altri. Noi vogliamo votare il prima possibile con qualunque legge elettorale”. Poi avverte i possibili alleati di Fi: “Siamo pronti a fare le primarie e le secondarie e confrontarci con i cittadini. Chi scappa dal voto e dai cittadini non ha la coscienza a posto”.

Sul fronte opposto il nuovo centrodestra e Forza Italia. “Il voto anticipato – sostiene al Messaggero il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – è un azzardo, può rivelarsi una corsa verso il buio. Siamo rimasti tra i pochi Paesi che possano fare da baluardo nel 2017 contro i populismi”.

Sulla stessa linea Renato Brunetta, capogruppo azzurro alla Camera, secondo cui andare al voto anticipato sarebbe “puro avventurismo, inspiegabile se non con la rivincita parossistica, patologica, di una personalità che ha qualche problema come quella di Renzi in queste settimane”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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