Mani Pulite: convegno sui 25 anni, aula semideserta

MILANO. – E’ andato in scena in un aula semi deserta il convegno organizzato a Milano per celebrare i 25 ani di Tangentopoli e di Mani Pulite, la stagione che prese il via il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa.

L’evento, infatti, ha visto da un lato tra i relatori due ex protagonisti di quel periodo, l’ex pm Antonio Di Pietro e l’allora suo collega e attuale presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, e dall’altro un parterre risicato: nessun volto noto o quasi e l’assenza, a parte alcuni, degli avvocati che, soprattutto i giovani dell’Aiga, avrebbero boicottato l’iniziativa, declinando l’invito, come riferito dagli organizzatori, poiché non avrebbero gradito “la presenza di alcuni ospiti”.

Subito la replica del presidente dell’Ordine milanese, Remo Danovi: nessun “disagio” a incontrare Davigo e “a un confronto con lui, come è accaduto in passato”. Al di là degli indici di gradimento è stato proprio Di Pietro a notare, con grande “amarezza”, che nell’aula Magna del Palagiustizia, quella che prima e durante gli anni del “resistere, resistere, resistere” di Francesco Saverio Borrelli spesso era affollata, il pubblico era ridotto: qualche cittadino “reduce di quei tempi”, una rosa ristretta di avvocati tra i quali Giuseppe Lucibello che, come è risaputo, è un suo amico di vecchia data, un pubblico ministero minorile, Anna Maria Fiorillo e qualche giornalista e operatore della tv.

L’ex senatore dell’Idv, nel concludere il suo intervento, ha sottolineato: “Tangentopoli è ancora qui” mentre “Mani Pulite è finita 25 anni fa” e da allora ad oggi l’unica cosa che è cambiata è che adesso “c’è desolazione da parte dell’opinione pubblica. Non crede più che possa cambiare qualcosa e guardo con amarezza quest’aula vuota”.

Uno spettacolo che nulla ha a che vedere, ha detto poco dopo, con quello al quale ha assistito qualche giorno fa a Borgomanero, in provincia di Novara, dove si è recato per palare sempre di Mani Pulite: “c’era tutto il paese – ha evidenziato -, anzi, qualcuno in più”.

Ritornando al tema dell’incontro, dopo aver ricordato la vicenda del dossier ‘Achille’ che conteneva una serie di notizie riservate su di lui e sul pool, l’ex ministro delle Infrastrutture del secondo governo Prodi ha osservato che Mani Pulite è “stata fermata perché mentre stavamo indagando sui ‘bauscia’ del Nord siamo andati a toccare quelli che avevano contatti con la mafia”.

Uno stop che per Davigo è arrivato perché “abbiamo creato i ceppi resistenti agli antibiotici. Se si interrompe la cura a metà, questi sono i risultati. Noi purtroppo abbiamo interrotto la cura a metà”. Una analisi che ha portato il numero uno dell’Associazione Nazionale Magistrati a dire che in Italia 25 anni dopo Mani Pulite “c’è rassegnazione”.

“La gente non è che non ci crede – ha aggiunto -: sa che c’è un numero elevatissimo di ladri nella nostra classe dirigente, ma solo teme che nessuno possa venirne a capo”. Cosa è cambiato? “Ci sono regole sempre più complicate – ha replicato il presidente dell’Anm – e il Codice diventa sempre più di difficile interpretazione”. E poi non ha mancato di precisare: “Le leggi le fa la politica”.

(di Francesca Brunati/ANSA)

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