Record nella lotta all’evasione, nel 2016 incassati 19 miliardi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 09-02-2017 Roma Nella foto Rossella Orlandi, Pier Carlo Padoan
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
09-02-2017 Roma
Nella foto Rossella Orlandi, Pier Carlo Padoan

ROMA. – Un nuovo record, il terzo di fila, che porta nelle casse dello Stato 19 miliardi sottratti all’evasione. E’ il risultato che il governo incassa nel 2016, anno che vede anche le entrate volare oltre i 450 miliardi. A snocciolare i risultati “straordinari” il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, la quale ha sottolineato anche il successo dell’operazione ‘canone in bolletta’ che ha portato non solo un extragettito di 500 milioni (2,1 miliardi in totale) ma anche ad abbattere l’evasione, crollata nelle stime dal 30% al 4%.

A contribuire a questo nuovo record, con gli incassi che sono praticamente quintuplicati in 10 anni, sono state certo le entrate dovute alla “certosina attività di controllo” sulla voluntary disclosure, che ha portato nelle casse dell’erario nella prima edizione in tutto 4,3 miliardi, di cui 4,1 lo scorso anno. Ma, sottolinea Orlandi, è la nuova strategia orientata alla compliance la carta vincente del fisco, con un balzo del 67% rispetto all’anno precedente.

L’adempimento spontaneo, sollecitato lo scorso anno con 533mila lettere di avviso bonario, ha consentito infatti a oltre 220mila contribuenti di mettersi rapidamente, e con meno costi, in regola, portando mezzo miliardo di risorse. La compliance sta cominciando a dare i suoi effetti anche nei confronti delle grandi imprese e degli investitori stranieri: a mostrare interesse per il nuovo interpello sugli investimenti sono state già 16 soggetti, e le 6 istanze già depositate hanno un valore complessivo di 3,87 miliardi, “e ricadute occupazionali per circa 75.000 posizioni lavorative”.

Mentre sono in tutto 5, capofila la Ferrero, ad aver aderito alla cooperative compliance per le grandi imprese. Il 2016 ha fatto segnare “il 30% in più di incassi”, ha sottolineato ancora Orlandi, spiegando che “10,5 miliardi derivano da attività di controllo sostanziale, in crescita del 36% rispetto al 2015”, altri “8 miliardi sono frutto di attività di liquidazione”, mentre “circa 500 milioni” provengono appunto “da versamenti spontanei di compliance”.

A mostrare il cambio di passo del fisco, ha rivendicato il direttore dell’Agenzia, anche i dati sui controlli che dimostrano come l’amministrazione “non si accanisce sui piccoli contribuenti”. Ad essere soggetto a verifica, infatti, è stato il 40% dei grandi contribuenti, consentendo di recuperare 1,6 miliardi.

Lo Stato, ha sottolineato anche il ministro Padoan, “non strizza l’occhio agli evasori ma alle aziende e ai contribuenti onesti, aiuta ad adempiere, a non sbagliare e a correggere gli errori, senza approcci inutilmente punitivi”. Una “buona amministrazione fiscale”, ha aggiunto il ministro, non serve solo “ad assicurare il gettito ma anche la giustizia sociale, perché il mancato adempimento crea disuguaglianze e distorce la concorrenza”.

Il faro resta acceso, comunque, sia sulla “odiosa evasione internazionale” sia sulle pratiche elusive “delle multinazionali”. E al G7 Finanze, che si terrà a metà maggio a Bari, i lavori si concentreranno anche “tassazione delle nuove forme di impresa dell’economia digitale, vedremo quali sono le forme possibili e concrete di cooperazione internazionale”.

Lascia un commento