Trump tradito da Gorsuch: “Avvilenti le parole del presidente”

Trump tradito da Gorsuch
Trump tradito da Gorsuch

WASHINGTON. – Gli attacchi di Donald Trump ai giudici sono “demoralizzanti” e “avvilenti”. Questa volta non è l’opposizione democratica (e nemmeno i media) a scagliarsi contro il presidente americano, bensì Neil Gorsuch, il giudice conservatore scelto dal tycoon per sedere alla Corte Suprema e ripristinare così alla massima corte Usa l’equilibrio venuto meno con la morte di Antonin Scalia.

Parole pronunciate in privato – a commento delle accuse di Trump ai giudici tacciati di essere politicizzati – riferite dal senatore democratico Richard Blumenthal, e che Gorsuch avrebbe potuto smentire subito: invece no, il suo portavoce le ha di fatto confermate a stretto giro.

E l’ira del presidente è giunta puntuale su Twitter, di prima mattina, accusando però Blumenthal di essere un bugiardo. Lo ha ripetuto più tardi, a pranzo con i senatori per spingere a confermare la nomina di Gorsuch: “Blumenthal ha distorto le sue parole. E come il senatore mentì sulla sua partecipazione alla guerra in Vietnam, può farlo ancora”.

Sean Spicer, portavoce della Casa Bianca, ha tentato un’altra strada, sostenendo che i commenti di Gorsuch erano di carattere generale e non si riferivano alle critiche del presidente, che è ancora “assolutamente” convinto della sua scelta per la Corte suprema.

Questo il clima alla fine della terza settimana di amministrazione Trump, in cui si riaccende anche la polemica legata al ritiro deciso da alcuni grandi magazzini del marchio prodotto da Ivanka Trump. Adesso la questione etica si pone per un’uscita di Kellyanne Conway -tra i più stretti collaboratori di Donald Trump- che, nel difendere il presidente intervenuto sulla vicenda con un tweet a sostegno della figlia ha di fatto lanciato un appello invitando a comprare la merce firmata Ivanka Trump.

La Casa Bianca interpellata si è limitata ad affermare che Conwey si è “consultata” (come a dire, abbiamo le spalle coperte). Ma non è però sufficiente per il presidente della commissione di controllo della Camera, il repubblicano Jason Chaffetz: “Sbagliato, sbagliato, sbagliato, chiaramente oltre il limite, inaccettabile”, ha commentato, sostenendo che la Casa Bianca deve riferire la questione all’ufficio dell’etica di governo per un esame.

E’ anche il giorno in cui ha giurato il nuovo Attorney General degli Stati Uniti, il senatore dell’Alabama Jeff Sessions, confermato alla guida del dipartimento di Giustizia nonostante le infuocate polemiche protrattesi fino all’ultima udienza al Senato, che pure ha ratificato la nomina. Sessions era stato tra le prime scelte annunciate da Trump per il suo governo e anche tra le più contestate, per via di quelle ombre di razzismo che pesano sulla sua carriera, da quando nel 1986 gli fu negata la toga da giudice federale in Alabama per via di alcuni commenti ritenuti a sfondo razzista.

Il fronte della resistenza lo aveva guidato la senatrice del Massachussets Elizabeth Warren, leggendo in aula una lettera della vedova di Martin Luther King, salvo essere interrotta dai colleghi repubblicani per l’intervento ritenuto in violazione delle regole. Giurando nello Studio Ovale, Sessions ha confermato la sua fedeltà al progetto di ‘ordine e legalità promesso da Trump.

Un’alleanza importante quella ribadita dal senatore – che fu il primo tra i repubblicani a distaccarsi dall’establishment guardingo verso il candidato outsider per appoggiare apertamente Trump in corsa per la Casa Bianca – dato il ruolo cruciale del dipartimento di Giustizia nella battaglia legale in corso sul bando temporaneo agli ingressi negli Usa per persone provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana. Si attende infatti la decisione della corte di appello federale sul ricorso presentato dall’amministrazione Trump per ripristinare il provvedimento dopo il blocco disposto dal giudice di Seattle James Robart.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)