Soldati turchi uccisi in un raid russo, Putin si scusa

ROMA. – Il ‘fuoco amico’ miete vittime nel sempre più trafficato campo di battaglia siriano. Un bombardamento di jet russi nella provincia di Aleppo, ufficialmente mirato verso obiettivi dell’Isis, ha ucciso 3 soldati turchi, ferendone anche altri 11. Un ‘errore’ di cui Mosca si è subito scusata con Ankara, che pare averne accolto le giustificazioni.

A esprimere le “condoglianze” per il “tragico incidente” è stato direttamente il presidente Vladimir Putin, che ha chiamato il suo omologo Recep Tayyip Erdogan, dopo un colloquio preparatorio tra i rispettivi ministri degli Esteri. Un episodio che i due leader sembrano voler archiviare al più presto per non compromettere la collaborazione ritrovata dopo la crisi scoppiata per un altro ‘incidente’ militare, quello del jet russo abbattuto dagli F-16 turchi al confine siriano nel novembre 2015. Ma stavolta, a parti invertite, le scuse sono state immediate e il copione appare ben diverso.

Nel colloquio con Erdogan, Putin ha anzi rilanciato la collaborazione in Siria, giudicando l’episodio proprio come il frutto di un “coordinamento militare” insufficiente. Un’indagine è stata comunque avviata dalle rispettive Forze armate. Al momento, la visita di Erdogan a Mosca prevista a inizio marzo non sembra in dubbio.

Il raid aereo russo ha colpito i militari turchi alle 8:40 del mattino, mentre si trovavano in un edificio nella zona di al Bab, roccaforte dell’Isis assediata da settimane dalle forze speciali di Ankara affiancate dalle milizie locali filo-turche. Come i gruppi qaedisti, il sedicente Stato islamico è escluso dal cessate il fuoco concordato a fine dicembre proprio da Turchia e Russia insieme all’Iran, e rinsaldato poi dai colloqui di Astana.

Negli ultimi giorni, gli scontri nella zona si sono intensificati, anche per l’accerchiamento delle truppe governative di Bashar al Assad a sud-ovest della città strategica, collocata lunga la strada che collega Aleppo alla ‘capitale’ siriana dell’Isis, Raqqa. Un affollamento che ha prodotto anche i primi scontri tra soldati lealisti e ribelli filo-Ankara. Tutto questo mentre altri 5 soldati turchi sono morti sempre oggi in scontri con i jihadisti.

Il tributo di sangue pagato da Ankara nell’operazione ‘Scudo dell’Eufrate’, iniziata il 24 agosto, si fa così sempre più pesante: le vittime sono salite a 69, di cui 13 solo nelle ultime 48 ore.

(di Cristoforo Spinella/ANSAmed)