La sfida di Obama, una Casa Bianca “ombra” contro Trump

NEW YORK. – La notizia sembrerebbe una di quelle destinate a passare inosservate: Organizing for Action – gruppo nato sulle ceneri di Obama for America, la potente macchina elettorale di Barack Obama – ha assunto negli ultimi giorni 14 responsabili territoriali, con l’obiettivo di sostenere alcuni senatori democratici in prima linea nella difesa per l’Obamacare.

Eppure l’associazione – avesse trionfato alle presidenziali Hillary Clinton – era destinata a scomparire. Ma con la vittoria di Donald Trump tutto è cambiato. E’ così iniziato il suo rilancio, ordinato – dicono i bene informati – proprio da Barack Obama, che tornato a Washington dopo un periodo di meritato riposo non ha alcuna intenzione di starsene in disparte come tanti altri ex presidenti. Ma è determinato a combattere per difendere la sua eredità e – spiega chi gli è vicino – per “sabotare” le politiche della presidenza Trump. In vista della possibile rivincita nel 2020.

Lo farà da una residenza-fortino, circondata da un alto muro di cinta e che si trova solo a tre chilometri da Pennsylvania Avenue, destinata a diventare una vera e propria Casa Bianca ‘ombra’. Con all’interno una sorta di Studio Ovale per l’ex presidente, diversi uffici (tra cui quello dedicato alla raccolta di fondi) e diversi dipendenti.

Ci saranno anche un ‘press secretary’, un ‘chief of staff’ e una dependance della Obama Foundation. Avrà un suo ufficio pure la ex first lady Michelle, destinata ad avere un ruolo più che attivo. E non sono pochi a sperare che dalla stanza-studio della ex first lady possa partire la sua corsa verso il 2020, o il 2024.

Dal suo ‘bunker’ il generale Obama guiderà un esercito di circa 30 mila persone, tutte quelle che gravitano attorno a Organizing for Action, che conta oltre 250 sedi in tutta America. E che dal 2013 avrebbe raccolto oltre 40 milioni di dollari per sostenere l’agenda obamiana. E c’è chi sostiene come l’organizzazione stia già contribuendo alle tante marce anti-Trump e alle tante proteste spontanee come quelle esplose negli aeroporti contro il bando sui musulmani.

La prima vera sfida, comunque, per l’ex presidente sarà quella per i vertici del Democratic National Committee: il suo candidato è l’ex ministro del lavoro Tom Perez, 55 anni, di origini ispaniche, ex avvocato per la difesa dei diritti civili sostenuto anche da Hillary Clinton.

Se la dovra’ vedere probabilmente con Keith Ellison, 53 anni, afroamericano e primo musulmano della storia eletto in Congresso. Milita nell’ala più progressista del partito, sponsorizzato dal senatore Bernie Sanders. Insomma, all’orizzonte una nuova sfida Clinton-Sanders che si ripropone in campo dem. Con Obama più che mai determinato a prendere in mano la situazione.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)