Torna Berlusconi, subito lite con Salvini sulla leadership

Il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, ospite de L'intervista di Maria Latella su Sky TG24, 12 febbraio 2017. ANSA/SKY TG24
Il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, ospite de L’intervista di Maria Latella su Sky TG24, 12 febbraio 2017.
ANSA/SKY TG24

ROMA. – Niente voto a giugno, che sarebbe da “irresponsabili” e una legge elettorale proporzionale: Silvio Berlusconi torna sulla scena politica delineando uno scenario che lo vede di nuovo protagonista e dove per Matteo Salvini c’è un ruolo solo da comprimario. “E’ uno sbruffoncello”, dice di lui il Cav, con cui poi però assicura di essere d’accordo al 95% per quanto riguarda il programma. Euro a parte.

Dalle colonne di Repubblica, l’ex premier non esclude di poter essere ancora una volta in campo a guidare Forza Italia: un progetto che ha bisogno però di tempo in attesa della sentenza della Corte dei diritti di Strasburgo, che potrebbe consentirgli di ricandidarsi.

E comunque secondo Berlusconi le elezioni prima dell’estate non si possono tenere perché occorre restituire agli italiani il diritto di scegliere da chi essere governati. Complice il sistema tripolare, Forza Italia chiede dunque un sistema proporzionale. Se poi nessun partito dovesse ottenere la maggioranza, allora diventerà necessario costruire una coalizione dopo il voto.

Ragionamenti che trovano l’ipotetico alleato Salvini in totale disaccordo. La Lega insiste nel chiedere il voto subito, non vuole il proporzionale e i conseguenti “inciuci”, vuole primarie, certa di vincerle. D’altro canto, Salvini non nasconde l’ambizione di essere “votato in massa dagli italiani: dopo Brexit e Trump, tutto è possibile”, dice.

Il leader della Lega smentisce di usare parole dure in pubblico e toni più morbidi negli incontri a quattr’occhi con il Cav: dalle alleanze in casa a quelle europee passando per l’euro, la Lega rivendica un “programma chiaro” e sfida Berlusconi a compiere una scelta altrettanto cristallina perché “non può tenere il piede in due scarpe. Ha paura del voto, tira a campare”.

Poi il tema della leadership: “Il tempo delle dinastie – afferma il numero uno del Carroccio – è finito” ed occorre misurarsi direttamente con i cittadini: qualora dovesse vincere un candidato vicino a Berlusconi o lo stesso Cav “non scappo via con il pallone”, assicura Salvini. Lo stesso deve valere per gli azzurri, è il leit motiv.

Se la schermaglia Lega-Fi è una puntata di una lunga serie, i rapporti tra il Carroccio e il M5S sembrano invece prendere una piega inattesa con prese di posizioni più tranchant del solito. Salvini attacca direttamente Grillo: “cambia idea ogni quarto d’ora: sull’immigrazione sono per la depenalizzazione, sull’euro propone un referendum che non è possibile. Io ho tanti difetti ma ho un progetto chiaro”.

Passa qualche ora e intervistato a sua volta in tv, Luigi Di Maio risponde facendo spallucce: “Ero rimasto alla dichiarazione precedente…- dice sul filo dell’ironia – quando, rispondendo alla stessa domanda, aveva detto ‘Perché no…’. Salvini scarica su di noi se non ha nulla da dire, così come il Pd scarica su Roma. Ma ai cittadini non gliene frega niente”.

Comunque sia, minimizza appunto Di Maio, il problema non c’è: “La nuova legge elettorale ha il premio al 40% e noi ce la sentiamo di ambire al 40%. Chiederemo l’incarico e poi chiederemo la fiducia sui temi alle altre forze politiche”.

(Di Chiara Scalise/ANSA)

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