Frontex, verso un nuovo forte flusso di migranti in Italia

BRUXELLES. – Rafforzare la politica dei rimpatri dei migranti economici dall’Italia: è il piano di lavoro su cui Frontex si è impegnato con l’Italia in vista di un nuovo massiccio flusso di sbarchi che si prevede in arrivo dalla Libia nei prossimi mesi. Secondo il direttore esecutivo dell’Agenzia europea Fabrice Leggeri è infatti “realistico dire” che “sulla rotta del Mediterraneo centrale nel 2017 occorre prepararsi ad affrontare lo stesso numero di arrivi di migranti del 2016”, circa 180mila (+17% sul 2015).

La collaborazione con le autorità libiche per l’addestramento della guardia costiera, così come i compact per la cooperazione con i Paesi africani sono “un investimento importante” che darà i suoi frutti “nel medio e lungo termine” spiega Leggeri, ma “nel breve periodo” si punta a serrare le maglie dei controlli, per mettere assieme identificazioni ben documentate in modo da ottenere lasciapassare e fogli di viaggio dai consolati dei Paesi terzi, per le riammissioni. Per questo serviranno nuovi hotspot e ‘team mobili di esperti’ da impiegare per condurre accertamenti molto approfonditi.

Secondo il direttore di Frontex, “una larga parte dei migranti in attesa di mettersi in viaggio dalla Libia, arrivano dall’Africa occidentale, ed almeno il 60% di questi si stima siano migranti economici”. Per poter condurre i rimpatri servirà anche un’accelerazione delle decisioni a livello nazionale.

Nel 2016 i Paesi Ue (direttamente responsabili per i rimpatri) hanno emesso 305.365 provvedimenti (+6,5 rispetto al 2015), ma di questi solo 176.223 sono stati eseguiti, per una media di meno di 15mila al mese. In particolare, Grecia e Italia hanno fatto registrare un numero di esecuzioni in calo del 10% sul 2015, mentre la Germania ha incrementato del 24% e la Svezia del 55%.

Leggeri mette però in guardia anche rispetto ad un “triste paradosso” che si è evidenziato nel 2016: “nonostante l’alto numero di operazioni sulla rotta del Mediterraneo centrale, con la più alta concentrazione di uomini e mezzi mai vista, si è registrato il picco storico di morti, con oltre 4.500 vittime stimate”.

Questo perché il maggior numero di naufragi avviene ormai “vicino alla Libia, spesso in acque territoriali libiche”, un’area dove Frontex non opera. Un fenomeno dovuto al “cambiamento nel modus operandi dei trafficanti”, che trovandosi a corto di imbarcazioni e per mettere assieme crescenti profitti, caricano a dismisura i dinghi. “I barconi – evidenzia – non sono abbastanza equipaggiati per raggiungere una qualsiasi costa europea”.

Ed è anche in questa ottica che i dirigente di Frontex richiama l’importanza dell’addestramento della guardia costiera libica, e la cooperazione con i Paesi africani. Intanto sugli aiuti ai migranti pesa anche un punto interrogativo sull’operato di alcune ong. Secondo Leggeri “in Italia sono infatti in corso inchieste giudiziarie per capire meglio cosa accada con alcune barche non identificate che contribuiscono ai salvataggi”.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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