Sale il debito nel 2016. Il Governo lavora su un aggiustamento dei conti

ROMA. – Il debito pubblico italiano sale ancora. Nel 2016 altri 45 miliardi si sono aggiunti alla mole accumulata dallo Stato italiano. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parla di stabilizzazione e di prossima discesa del rapporto con il Pil, grazie a fattori macroeconomici come il ritorno dell’inflazione e alla strategia del governo che comprende anche le privatizzazioni, ma secondo i dati di Bankitalia lo scorso anno si sono raggiunti i 2.217,7 miliardi, in aumento rispetto ai 2.172,7 miliardi del 2015 (pari al 132,3 per cento del Pil).

Per conoscere la percentuale esatta sul prodotto interno lordo bisognerà aspettare le statistiche Istat in arrivo a inizio marzo. Nel frattempo è però l’Ocse, dopo la Commissione Ue, a dare le sue stime. Secondo l’Economic Survey sull’Italia messo a punto dall’organizzazione, anche in percentuale sul Pil il 2016 dovrebbe aver registrato un rialzo al 132,8%.

Da quest’anno dovrebbe invece iniziare la lenta discesa promessa da Padoan, con un lieve calo al 132,7% del 2017 e poi al 132,1% del 2018. Una riduzione resa possibile anche dalla ripresa, per quanto debole, dell’economia, che nel 2017 e nel 2018 crescerà, in base alle previsioni del Rapporto, dell’1% tondo.

Di fronte ai numeri, l’Italia ribadisce il suo impegno e i suoi sforzi per imboccare la strada della discesa. “Un Paese ad alto debito non può crescere in modo stabile se non lo riduce”, insiste Padoan, puntualizzando che “tutte le leve, comprese le privatizzazioni, continueranno ad essere utilizzate”.

Malgrado i malumori emersi alla direzione del Pd ed anche all’interno del governo (per bocca del ministro dei Trasporti Graziano Delrio e del sottosegretario al Mise Antonello Giacomelli), il titolare del Tesoro è determinato a proseguire sulla strada indicata.

“Le privatizzazioni fin qui fatte e quelle che faremo – chiarisce – non tolgono dal posto di guida lo Stato, lo mantengono là con più strumenti a disposizione. Gli obiettivi strategici che lo Stato affida alle sue partecipate rimangono pienamente operativi. I timori rispetto a questo tema – sottolinea senza mezzi termini – sono idee semplicemente sbagliate”.

Le stesse tensioni nate intorno alle privatizzazioni riguardano anche le misure che il governo ipotizza per mettere a punto la prossima manovra correttiva. L’opposizione al rialzo delle accise evidenziata da una parte del Pd fedele a Matteo Renzi, potrebbe far virare le decisioni di politica economica verso altri interventi, come un maggiore taglio della spesa pubblica, ma su questo Padoan non si sbilancia, limitandosi a confermare che il Tesoro “sta considerando varie opzioni, sia dal lato delle spese che delle entrate, come scritto nelle due lettere inviate alla Commissione europea”.

Quale che sia la scelta finale, il governo dovrà comunque stare attento ad evitare misure che danneggino la crescita, che anche secondo l’Ocse deve rimanere l’obiettivo fondamentale. L’organizzazione definisce la politica di bilancio italiana “appropriata”, a condizione però “che il margine di manovra disponibile sia utilizzato per sostenere politiche che consentano di ottenere una crescita più rapida e sostenibile”. Quasi un mantra per Pier Carlo Padoan.

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