Ue, la manovra sia di 3,4 miliardi. Si cerca alternativa alle accise

ROMA. – Lo sforzo che la Ue chiede all’Italia era e resta dello 0,2% del Pil, cioè una correzione del deficit strutturale di due decimali. Nonostante la crescita un po’ più sostenuta delle previsioni, con il 2016 che si dovrebbe chiudere a +0,9%, per la ‘manovrina’ il governo resta quindi a caccia di 3,4 miliardi da reperire, possibilmente, senza ricorrere ad aumenti delle accise.

Arriva invece l’attuazione di uno dei bonus previsti dall’ultima manovra. Il premier Paolo Gentiloni ha firmato il decreto che dà attuazione al Bonus asili nido. Si tratta di un bonus da 1.000 euro annui che sarà erogato per l’iscrizione a strutture pubbliche e private per i nati dal primo gennaio 2016. Previste anche forme di supporto presso la propria abitazione per bambini con gravi patologie croniche.

Sul tappeto, comunque, c’è la messa a punto delle misure nate dal confronto con Bruxelles. Dopo lo stop del Pd, e di Matteo Renzi, a qualsiasi rincaro delle tasse, per il Tesoro si potrebbe però complicare anche la strada delle privatizzazioni, difesa con forza dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Alla direzione di lunedì scorso i dem hanno alzato i toni sul fronte delle grandi aziende pubbliche, aprendo un confronto anche interno al governo. Ai dubbi sul fronte Poste espressi dal sottosegretario Antonello Giacomelli ha risposto però il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, dicendosi “favorevole” a mettere sul mercato la seconda tranche della società a patto che il controllo resti “pubblico”.

Ma un gruppo trasversale di senatori Pd ha chiesto al capogruppo Zanda di organizzare un incontro proprio con Giacomelli, che ha la delega alle comunicazioni, per riflettere sulla cessione di una ulteriore quota di Poste e sulla privatizzazione di Ferrovie. Asset “strategici” e scelte che “merita di essere dibattuta e approfondita dal Pd particolarmente in una fase complessa e decisiva della politica e dell’economia”.

Al Tesoro si guarda con attenzione ai risvolti politici che le fibrillazioni interne al partito potrebbero enfatizzare, ma allo stesso tempo si sottolinea la “assoluta sintonia” del ministro con il premier Paolo Gentiloni anche su questo fronte.

Le scelte più imminenti restano comunque quelle sull’aggiustamento dei conti: in attesa che martedì la Commissione presenti il suo rapporto sul debito, i tecnici continuano a fare simulazioni su tutte le ipotesi, cercando le misure adatte a sostituire un aumento di accise e imposte indirette quantificate nelle stesse lettere a Bruxelles in circa 1,5 miliardi.

Il resto della ‘dote’ per la manovra arriverà da un ampliamento del raggio di azione dello split payment (cui saranno sottoposte anche le partecipate pubbliche) che dovrebbe portare circa 1 miliardo, mentre da riduzioni di spesa dovrebbero arrivare 8-900 milioni. Se da un lato si cerca di rafforzare le misure di spending, anche se è di difficile attuazione in corso d’anno.

Altre ipotesi, come quella di alzare la tassa sulle grandi vincite o alzare l’accisa solo sui tabacchi, potrebbero essere più facilmente percorribili ma non porterebbero risorse sufficienti. Alla ricerca di soluzioni si starebbe valutando anche di rispolverare un vecchio capitolo rimasto inevaso della delega fiscale, quello del riordino della “fiscalità energetica e ambientale” per orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili. In sostanza un riordino delle accise sui prodotti energetici. La delega fiscale, però, prevedeva la “neutralità” degli interventi, quindi nessun aggravio complessivo del prelievo.