La Nato aumenta le navi nel Mar Nero. Putin: “Vogliono lo scontro”

REUTERS/Bogdan Cristel (ROMANIA - Tags: ANNIVERSARY MILITARY POLITICS MARITIME) - RTR3SDCI
REUTERS/Bogdan Cristel (ROMANIA – Tags: ANNIVERSARY MILITARY POLITICS MARITIME) – RTR3SDCI

BRUXELLES. – I sospetti legami fra Trump e la Russia spingono il New York Times a chiedere al Congresso un’indagine con impeachment sullo sfondo, ma intanto i rapporti tra Washington ed il Cremlino sembrano raffreddarsi, se non tornare tesi.

A Bonn, dopo il primo faccia a faccia con il russo Sergei Lavrov, il nuovo segretario di Stato Rex Tillerson ha sostenuto che gli Usa “considereranno di lavorare con la Russia” se ci saranno “settori di cooperazione pratica” ma sempre “sulla base degli interessi del popolo americano”, lanciando anche segnali di voler chiudere le partite in Ucraina e Siria.

Ma dal quartier generale della Nato a Bruxelles il segretario alla Difesa, James Mattis, ha parlato di collaborazione politica con Mosca ma ha escluso che per ora possa riprendere la collaborazione militare tra Usa e Russia invocata da Putin. E l’Alleanza ha annunciato che rafforzerà la presenza navale nel Mar Nero, confermando che continua il dispiegamento delle quattro brigate multinazionali nei paesi baltici ed in Polonia.

Un rafforzamento, quello sul fianco est dell’Alleanza, che Vladimir Putin vede come “una provocazione”. Mentre secondo Bloomberg il Cremlino ha dato ordine ai media statali russi di smettere di parlare bene di Trump, il nuovo zar di Mosca in una riunione con l’Fsb (il servizio segreto nato dalla ceneri del Kgb) ha sostenuto – secondo quanto riferito dalla Tass – che la Nato tenta costantemente di “provocare” la Russia e “trascinarla in uno scontro”, e che continuano i tentativi di alcuni stati membri dell’Alleanza Atlantica “di interferire negli affari interni del Paese per destabilizzare la situazione politica e sociale”.

Di fatto un’accusa perfettamente speculare a quella dell’Occidente, che si sente sotto l’attacco degli hacker e della propaganda russa. Il cui ruolo di destabilizzazione è stato apertamente confermato proprio da Mattis. A chi chiedeva se ritenesse che Mosca avesse interferito con le elezioni americane, ha risposto testualmente: “Ci sono ben pochi dubbi che i russi abbiano interferito o che abbiano cercato di interferire in una serie di elezioni nelle democrazie”.

Il generale dei Marines che ora guida il Pentagono appena 24 ore dopo aver strigliato gli Alleati europei minacciando che gli Usa avrebbero potuto “moderare” l’impegno verso l’Alleanza se non vedranno “entro l’anno” piani dettagliati per aumentare le spese militari al 2% del Pil, oggi ha martellato che “l’impegno verso l’articolo 5 e la difesa collettiva nella Nato è solido come una roccia”.

In altri termini, gli Stati Uniti non cambiano idea sulla difesa sul fianco Est, ma pretendono un riequilibrio delle spese. In cambio spingono per l’adattamento dell’Alleanza alle sfide che vengono da Nord Africa e Medio Oriente, sviluppando antiterrorismo, intelligence e “stabilizzazione” dei paesi vicini all’Europa.

In quest’ottica, la novità di giornata è arrivata dalla Libia. Da dove Fayez al Serraj, il premier del fragile governo di accordo nazionale riconosciuto dell’Onu, ha formalmente richiesto l’aiuto della Nato per costruire le istituzioni della difesa e della sicurezza nazionale.

“Un segnale positivo”, secondo la ministra Roberta Pinotti, della volontà di Serraj di costruire “nonostante le difficoltà” uno stato che funzioni. Anche quello della Libia – oltre naturalmente alla Siria – potrà essere però terreno di confronto con la Russia, vicina al generale Haftar che controlla l’est del paese e senza il quale è impensabile che la pacificazione possa mai avvenire.

(di Marco Galdi/ANSA)