Messicano espulso dagli Usa si suicida al confine

CITTA’ DEL MESSICO. – Un salto nel vuoto che racchiude la disperazione di tanti migranti messicani espulsi dagli Stati Uniti: un 45enne si è suicidato pochi minuti dopo essere stato rimpatriato, gettandosi da un ponte alla frontiera tra i due Paesi. La tragedia di Guadalupe Olivas Valencia, originario di Sinaloa, si è consumata lungo il cavalcavia al confine tra San Ysidro (California) e Tijuana, di fatto nelle stesse ore in cui l’amministrazione Trump confermava una serie di direttive sul rimpatrio forzato di milioni di irregolari.

Olivas era già stato espulso altre due volte. Forse, segnalano i media messicani, proprio questo fatto lo ha spinto a gettarsi dal ponte di circa 10 metri d’altezza mentre attraversava il confine insieme ad altri ‘deportados’: così, senza mezzi termini, vengono infatti chiamati in Messico i clandestini espulsi a seguito delle nuove politiche della Casa Bianca.

E’ stato portato in un ospedale di Tijuana, dove è deceduto poco dopo. Testimoni che si trovavano con lui hanno raccontato che non voleva rientrare in Messico e appariva chiaramente angosciato. Olivas portava con sé una piccola borsa trasparente con quanto aveva in quel momento e il cibo che le pattuglie Usa della frontiera consegnano ai migranti espulsi.

Era stato fermato lunedì insieme ad altri connazionali, probabilmente in una delle tante retate dell’Agenzia migrazioni e dogane in California e in altri stati Usa. La leader della Commissione statale per i diritti umani, Melba Olvera, ha denunciato la gravità del ‘caso Olivas’, ricordando la minaccia di altre espulsioni.

E d’altra parte il governo sta predisponendo una rete di centri di accoglienza alla frontiera con gli Usa: “Siamo al livello più alto di espulsioni degli ultimi otto anni”, hanno affermato fonti dell’esecutivo del presidente Pena Nieto.