Stadio della Roma: annullare o ridurre, il dilemma del M5s

ROMA. – Quarantotto ore di tempo e alcune ipotesi da vagliare per ricomporre il puzzle giuridico per arrivare ad una decisione sullo Stadio della Roma. Sono principalmente due le ipotesi a cui sta lavorando il Campidoglio a 5 Stelle alle prese con la linea da adottare sullo scottante dossier stadio della Roma.

La prima è quella di continuare a cercare un accordo con i proponenti per ridurre le cubature del progetto e rimodulare le opere pubbliche da realizzare. La seconda ipotesi, in realtà mai uscita di scena, è invece di annullare la pubblica utilità dello stadio a Tor di Valle e quindi mettere uno stop in conferenza dei servizi al progetto.

In caso il Campidoglio ‘annullasse’ l’interesse pubblico dello Stadio la conferenza dei servizi il 3 di marzo dovrebbe prenderne atto e si chiuderebbe con ogni probabilità con esito negativo rispettando il principio dell’interesse prevalente. A far propendere la decisione in tal senso sarebbe l’ala più ‘ortodossa’ del Movimento tra cui già si paventa la possibilità di un progetto ex novo magari altrove.

Dall’analisi ponderata delle conseguenze delle diverse mosse e dal confronto politico interno al M5S Virginia Raggi dovrebbe annunciare a breve una decisione. Raggi nelle ultime ore si sta cautelando chiedendo pareri agli organi competenti, prima tra tutte l’avvocatura capitolina.

Come lei stessa ha chiarito solo la scorsa settimana dal blog di Grillo, il rischio principale dello stop all’impianto a Tor di Valle è “la causa multimilionaria all’orizzonte che la società potrebbe intentare contro il Comune” visto “l’iter già avanzato e quasi a conclusione” ereditato dall’amministrazione Raggi dalla giunta precedente. Ma il rischio cause e ricorsi ci sarebbero anche in caso di un ok al progetto di Tor di Valle.

Tra gli attivisti Cinque Stelle ortodossi che sono arrivati fin sotto il Campodoglio per chiedere l’annullamento della ‘delibera di Marino’ bollata come “illegittima”, il coordinatore del tavolo Urbanistica ha già annunciato: “Qualora la sindaca non dovesse accogliere le nostre richieste siamo pronti non solo al ricorso al Tar ma anche ad una denuncia penale”.

E il Condacons ha annunciato di volersi rivolgere all’Anac: “Sappiamo che, dallo scorso dicembre, il sindaco Virginia Raggi e la Commissione Urbanistica di Roma Capitale sono in possesso di un parere legale che attesterebbe l’illegittimità del progetto di Tor di Valle – spiega il presidente Carlo Rienzi – Un documento redatto dallo Studio Legale Mobrici, da cui emergerebbe come il soggetto proponente non sia una società sportiva (a differenza di quanto prevede la legge), ma una società con fini immobiliari”.

Tra gli scenari possibili c’è anche l’allungamento della conferenza dei servizi, ma questa variabile non dipende dal Comune – che ha già chiesto e ottenuto una sospensione di un mese – bensì dai proponenti: gli unici a poterla richiedere. In questo caso il M5S avrebbe più tempo per definire le sue mosse. Se, infine, il Campidoglio si presentasse alla riunione finale della conferenza dei servizi del 3 marzo, senza una posizione definita, potrebbe essere dichiarata l’improcedibilità di quest’ultima e i proponenti a questo punto sarebbero pronti a richiedere l’intervento del Governo per ‘commissariare’ il tutto.

(di Paola Lo Mele/ANSA)