Il Messico avverte Trump: “Risponderemo colpo su colpo”

Confine Usa-Messico. (ANSA/AP Photo/Eric Gay, File)
Confine Usa-Messico. (ANSA/AP Photo/Eric Gay, File)

CITTA’ DEL MESSICO. – Prove di dialogo fra Messico e Usa malgrado il governo di Peña Nieto abbia avvertito l’America di essere pronto a rispondere “colpo su colpo” dopo le tensioni con l’amministrazione Trump su muro, espulsioni dei migranti e commercio culminate, nelle settimane scorse, con l’annullamento della visita del leader messicano alla Casa Bianca.

Il segretario di Stato americano Rex Tillerson e il consigliere per la Sicurezza nazionale John Kelly sono volati a Città del Messico per la prima presa di contatto ufficiale fra i due governi cercando di porgere un ramoscello d’ulivo, supportati anche dalle parole di Trump, che adesso ha ammorbidito i toni, augurandosi di avere in futuro “buone relazioni” con il Messico, certo “a patto che ci tratti nella maniera giusta”.

Così proprio Kelly, durante gli incontri con la controparte messicana, ha assicurato che non ci saranno “espulsioni di massa” e che gli Stati Uniti non utilizzeranno le forze armate per rafforzare le politiche migratorie. Il ministro degli Esteri messicano, Luis Videgaray, ha sottolineato che sono stati fatti “passi importanti nella direzione giusta” sulla migrazioni: “Abbiamo espresso la nostra preoccupazione riguardo ai diritti umani dei messicani che si trovano negli Usa, e su questa questione abbiamo registrato una profonda coincidenza con i nostri interlocutori”, ha assicurato Videgaray.

E Tillerson, da parte sua, ha garantito “il rispetto della dignità e dei diritti” delle persone. Il capo della diplomazia messicana ha inoltre avvertito che “qualsiasi decisione di un governo che abbia conseguenze per un altro Paese deve essere il risultato del dialogo” e dunque non una mossa “unilaterale”.

Videgaray ha insistito sul fatto che attualmente il Messico è principalmente un paese di transito per i migranti provenienti dall’America Centrale e diretti verso gli Usa, per cui è necessario lanciare un’azione di “responsabilità condivisa per concentrarsi sulle vere cause del fenomeno, che sono il sottosviluppo e l’instabilità”.

Le parole del ministro al termine del suo incontro con Tillerson e Kelly – in agenda c’è anche un incontro dei due con il presidente Peña Nieto – suonano ben diverse da quelle usate nei giorni scorsi dallo stesso Videgaray, che era arrivato a paventare un ricorso del suo paese all’Onu per garantire i diritti dei messicani negli Usa.

Ma ovviamente le distanze restano. Tanto che il ministro dell’Interno messicano Miguel Angel Osorio Chong ha comunque insistito di essere “in disaccordo con le nuove politiche dell’amministrazione statunitense”. E anche Videgaray ha definito ancora “lontana” la possibilità di un accordo. I rapporti commerciali ad esempio, ha spiegato, non sono stati affatto discussi durante questa prima presa di contatto con l’amministrazione Trump.

Ed è proprio riguardo a questa questione che il capo della diplomazia messicana aveva detto che il suo governo è disposto a rispondere “colpo su colpo” al presidente Usa se dovesse lanciare una guerra commerciale: “Se veramente pensano di imporre tasse alle esportazioni messicane, allora anche noi lo faremo, ma lo faremo meglio, scegliendo i settori nei quali possano patire più danni”, aveva minacciato Videgaray.