La resa dei Sioux, cacciati dal campo delle proteste

NEW YORK. – L’oleodotto va avanti e i Sioux sono costretti ad abbandonare il campo delle proteste in North Dakota. L’amministrazione Trump mette così a segno il suo primo punto nella battaglia contro i nativi d’America che si erano opposti alla realizzazione del ‘Dakota Access Pipeline’, perché il suo passaggio profana un territorio considerato sacro e mette a rischio le falde acquifere della grande riserva di Standing Rock.

La resa è tutto sommato pacifica. Al momento ha portato all’arresto solo di una decina di persone. L’ultimatum per lo sgombero dell’area ha funzionato. La maggior parte delle persone accampate ha deciso di lasciare il luogo della protesta spontaneamente, solo in pochi hanno provato a resistere dando alle fiamme alcune tende.

Il governatore del North Dakota, Doug Burgum, aveva motivato lo sgombero con motivi di salute pubblica, visto che le piogge attese nelle prossime ore potrebbero sommergere l’enorme quantità di rifiuti accumulatasi nel corso dei mesi. E aveva anche promesso che non avrebbe ordinato l’arresto delle poche decine di manifestanti rimasti.

Tuttavia squadre speciali anti-sommossa sono entrate lo stesso in azione nel campo, dopo che rappresentanti del genio civile si erano incontrati con i leader della protesta. Le autorità hanno motivato la decisione con l’eventualità che qualche manifestante armato si fosse barricato nel campo.

Il campo protesta dei Sioux contro la realizzazione dell’oleodotto che dai due stati del Dakota arriva in Illinois era stato allestito lo scorso agosto. E’ diventato il quartier generale anche per centinaia di ambientalisti americani, schieratisi al fianco dei nativi che lottano per proteggere la propria acqua. I tubi infatti sono una minaccia per le falde acquifere del fiume Missouri da cui attinge la riserva indiana.

Durante il picco delle proteste i manifestanti nel campo sono arrivati anche a diecimila. Poi il numero e’ andato scemando a causa del rigido inverno. Dalla scorsa estate i manifestanti si sono scontrati con le autorità diverse volte e oltre 700 persone sono state arrestate.

La vittoria per i Sioux sembrava cosa certa lo scorso dicembre, dopo l’ordine dell’allora presidente Barack Obama di bloccare la costruzione dell’opera. Ma il neo eletto presidente Donald Trump era gia’ sul piede di guerra per revocare l’ordine. Obiettivo raggiunto all’inizio del mese, quando il magnate ha dato carta bianca per completare i lavori di un progetto di quasi 4 miliardi di dollari.

(di Gina Di Meo/ANSA)

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