Bimbi con maternità surrogata, uomini riconosciuti padri

Gordon Lake, a sinistra, e Manuel Santos, a destra, con la loro bambina Carmen (Foto archivio ANSA/AP Photo/Sakchai Lalit, File)
Gordon Lake, a sinistra, e Manuel Santos, a destra, con la loro bambina Carmen (Foto archivio ANSA/AP Photo/Sakchai Lalit, File)

TRENTO. – Per la prima volta viene riconosciuta in Italia a due uomini la possibilità di essere considerati padri di due bambini nati all’estero grazie a maternità surrogata. La decisione è stata presa dalla Corte d’Appello di Trento che con un’ordinanza dispone il riconoscimento di efficacia giuridica “al provvedimento straniero che stabiliva la sussistenza di un legame genitoriale tra due minori nati grazie alla gestazione per altri e il loro padre non genetico”.

La pronuncia della Corte d’appello di Trento attribuisce pieno valore ed efficacia in Italia alla decisione della Corte superiore di giustizia del Canada, paese di cui i minori sono cittadini jus soli, rilevando “l’illegittimità del rifiuto dell’ufficiale di stato civile di un comune trentino di aggiungere il secondo padre all’atto di nascita”.

Secondo la Corte, “l’insussistenza di un legame genetico tra i minori e il padre non è di ostacolo al riconoscimento di efficacia giuridica al provvedimento straniero: si deve infatti escludere che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato; all’opposto deve essere considerata l’importanza del concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare ed accudire il nato”.

“Si tratta di un riconoscimento di genitorialità piena, dice l’avvocato Alexander Schuster cui si era rivolta la coppia otto anni fa. “Ritengo significativo – sottolinea – che la sentenza non faccia menzione dell’espressione ‘orientamento sessuale’. Il vero problema non è la relazione omosessuale della coppia di genitori quanto l’idea che vi è difficoltà a riconoscere ad un uomo, al di là del suo orientamento, una piena e adeguata capacità di cura e di amore nell’accudire i figli. Questa sentenza va al di là di una semplice tutela delle coppie gay”.

La sentenza di Trento ha provocato grande soddisfazione fra le associazioni per la tutela delle coppie gay. “In assenza di leggi chiare, ci auguriamo ora che tutti i tribunali d’Italia seguano la stessa strada, l’unica che al momento possa garantire i nostri figli e le nostre figlie”, sostiene l’associazione ‘Famiglie Arcobaleno’.

“Sarebbe bello se il presidente del Consiglio Gentiloni incontrasse i papà gay, un bel segnale di civiltà che l’Italia manderebbe al mondo”, dice il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo. Secondo l’Associazione Radicale Certi Diritti, “la palla torna adesso al Parlamento: confidiamo in un sussulto delle Camere prima che sia un altro giudice ad infliggere una nuova umiliazione al legislatore”.

Di tutt’altro genere le reazioni di alcuni esponenti politici del centro destra. A partire dal leader della Lega Nord Matteo Salvini che dice “no agli egoismi degli adulti sulla pelle dei bambini”. “In Italia l’utero in affitto è reato e il nostro ordinamento non prevede le adozioni gay: il lavoro della magistratura italiana è applicare la legge, non scrivere sentenze che la aggirano”, sostiene la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Secondo la deputata di Forza Italia Elena Centemero, “il Parlamento italiano ha abdicato alle proprie responsabilità e la conseguenza è una supplenza dei giudici che comporta decisioni spesso in contrasto tra loro”. “L’ordinanza è la logica conseguenza della legge sulle unioni civili tanto voluta da Renzi e Alfano”, dice Eugenia Roccella, parlamentare di Idea.