In quattro anni persi più di diecimila posti nel settore bancario

MILANO. – Ultimi 4 anni di tempesta per il settore bancario in Italia con oltre 12.217 posti di lavoro andati in fumo (a fronte di 6.383 le assunzioni) nei primi cinque gruppi ovvero Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi e Banco Popolare.

A certificarlo è la Fabi che nella sua analisi evidenzia, tra l’altro, come il dato peggiore arrivi dal Monte che, tra il 2012 e il 2016, ha contabilizzato 7 mila uscite, perdendo il 22% dei dipendenti. Stabile Intesa Sanpaolo con solo 90 uscite (a fine 2016 i dipendenti sono oltre 62.500). Unicredit, invece, che sta conducendo in porto l’aumento di capitale da 13 miliardi, segna un -3,5% di posti (poco più di 49 mila in Italia al 31 dicembre dello scorso anno).

Più ampia la percentuale delle uscite in Ubi (7,9%) e nel Banco Popolare (10%). Guardando l’intero comparto – ricorda il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni – sono usciti, attraverso pensionamenti e prepensionamenti volontari e incentivati, 32.096 dipendenti. Contestualmente sono stati assunti in banca 21.574 giovani, di cui più della metà, 12.240, attraverso il Fondo per la nuova occupazione”.

Mentre gli sportelli tagliati sono stati 1.700. Cifre tropo alte per non fare niente e per questo Sileoni – in occasione dell’evento ‘Behind the lines: la tempesta perfetta’ organizzato dal sindacato a Milano – chiede un contratto di lavoro al passo dei tempi.

E per farlo “è necessario – afferma – riaprire subito il dibattito sul contratto nazionale dei 311 mila lavoratori bancari”. Una sollecitazione che il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli non ha difficoltà a raccogliere.

“Io non ho alcun pregiudizio – dice collegato da Roma – a iniziare da subito un confronto costruttivo in prospettiva di un nuovo contratto, che non sia solo l’aggiornamento del contratto nazionale dei bancari, ma che può allargare lo sguardo”. Quello sguardo è rivolto anche alle banche di credito cooperativo, qualora fossero interessate.

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