Caso visti in Iraq, la Farnesina rimuove il responsabile

ROMA. – Visti per l’Italia venduti fino a 10 mila euro al consolato italiano nel Kurdistan iracheno al posto dei 90 euro indicati sui prezziari. E’ un’inchiesta, avviata dalla Farnesina, che finora ha portato alla rimozione del responsabile della sezione a Erbil e alla trasmissione di un rapporto sulle “irregolarità” venute fuori alla Procura.

I dettagli di questo ‘visa-gate’ sono emersi in un’inchiesta del Corriere della Sera, secondo cui la vicenda andava avanti da circa un anno: “Bustarelle e soprattutto operazioni poco pulite per ottenere il visto per l’area Schengen”, di cui sarebbero state vittime cittadini curdi, arabi iracheni e tanti profughi siriani, alcuni dei quali sarebbero stati respinti da altri consolati europei per motivi di sicurezza, secondo “fonti locali ben informate”, citate dal quotidiano.

La Farnesina ne era al corrente da tempo e prima di Natale ha attivato una commissione d’inchiesta ad Erbil. “La questione era stata segnalata con urgenza già a fine estate dalla nostra console Alessandra Di Pippo che, sebbene fosse arrivata a Erbil da poco tempo, ne aveva subito colto la gravità”, ha spiegato al Corsera il portavoce della Farnesina Marco Peronaci.

Il ministero degli Esteri ha fatto sapere che “dall’ispezione sono emerse delle irregolarità nelle procedure per il rilascio dei visti che sono state puntualmente riportate nel rapporto ispettivo trasmesso alla Procura”. Nel frattempo, “il responsabile della sezione visti è stato sostituito nell’incarico”: si tratta, a quanto si apprende, di Claudio Nuccitelli, che già da alcune settimane non si stava recando al lavoro.

Nel mirino dell’inchiesta ci sarebbero almeno 152 visti ottenuti pagando “cifre esorbitanti”. Secondo fonti curde, “tanti soldi in contanti” senza i quali le pratiche non sarebbero giunte nemmeno agli sportelli. Sotto la lente della Farnesina, oltre al personale del consolato, è finita la Visametric, l’agenzia incarica di preparare le domande ufficiali per i visti.

Quanto alla console Di Pippo, aveva già lasciato il suo incarico il mese scorso per “gravi problemi familiari”, e il suo sostituto dovrebbe arrivare entro aprile.

L’europarlamentare e vicesegretario della Lega Nord Lorenzo Fontana ha sollevato la vicenda dei visti in un’interrogazione alla Commissione europea, paventando il rischio, “qualora questi fatti gravissimi venissero confermati”, che “terroristi potrebbero essere entrati in Italia in maniera del tutto legale semplicemente pagando un ‘obolo’ ai soggetti sospetti”.

Erbil è considerata una zona strategica dall’Italia, che vi ha destinato una consistente presenza militare nell’ambito della campagna della coalizione internazionale contro l’Isis: 950 unità italiane sul totale delle 1.400 dislocate in tutto l’Iraq e in Kuwait operano nel capoluogo del Kurdistan iracheno, che dista appena 80 km dalla roccaforte del ‘Califfato’, Mosul, ora sotto assedio.

Le nostre truppe sono impegnate su più fronti: da una parte, recuperare personale civile o militare in zone isolate o addirittura in territorio ostile. Dall’altra, addestrare i peshmerga curdi che combattono in prima linea. Inoltre, un consistente presidio militare protegge i lavori di ristrutturazione della diga di Mosul, affidati alla ditta italiana Trevi, a pochi chilometri dalle zone del conflitto.

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