Gentiloni: “Teniamo il governo al riparo dalle turbolenze”

ROMA. – Serriamo le fila e cerchiamo di mettere al riparo il governo dalle fibrillazioni di questi giorni. Paolo Gentiloni prova a tenere dritta la barra dell’ esecutivo. E, nel bel mezzo della tempesta Consip, ai ministri in Cdm ribadisce la linea che ha più volte dettato nelle ultime settimane: lavorare, portare avanti le riforme, senza entrare nella mischia della politica.

Ma la tensione di queste ore irrompe anche nella sala del Consiglio, con un confronto tra Angelino Alfano e Andrea Orlando. E nelle conversazioni a margine della riunione qualche ministro non nasconde preoccupazione per le turbolenze politiche.

Gentiloni resta fedele alla linea che ha dato al suo governo dall’inizio del mandato: massimo impegno, giorno dopo giorno, sulle cose da fare, senza lasciarsi trascinare nelle discussioni dei partiti. Il presidente del Consiglio, che prima sarà a Catania e lunedì al vertice di Versailles con i leader di Francia, Germania e Spagna, non cita mai – secondo quanto viene poi riferito – la vicenda Consip in Cdm (finora ha scelto di non commentare) e il suo monito a tenere il governo al riparo dalle turbolenze si riferisce più in generale al quadro politico.

Quanto alla posizione del ministro Luca Lotti, l’esecutivo sembra fare quadrato: Gentiloni esprime la solidarietà a Lotti, coinvolto nell’indagine, per gli attacchi ricevuti. E al momento non risulta ancora accolta la richiesta avanzata da M5s e Si al governo (loro vorrebbero Gentiloni in persona) di riferire in Aula.

Nei prossimi giorni si potrebbe anche decidere di accettare, come fece a suo tempo Boschi su Banca Etruria. Ma è un altro il passaggio su cui qualche ministro, a taccuini chiusi, ammette qualche timore: la sfiducia presentata dai Cinque stelle al Senato contro Lotti, dal momento che si vota a scrutinio segreto e potrebbero sostenerla anche i “fuoriusciti” dal Pd.

Al di là di Consip, ad ogni modo, le tensioni dei partiti, tra scissioni e riposizionamenti in vista delle politiche, rischiano di riversarsi sul governo. Il fronte di chi vuole che Gentiloni arrivi fino al 2018 al momento in Parlamento è nettamente maggioritario.

Ma il timore di più di un ministro è che si possano creare incidenti parlamentari. Soprattutto sul passaggio più delicato del Def da varare entro il 10 aprile e della “manovrina”, che l’esecutivo vorrebbe presentare solo dopo, da 3,4 miliardi chiesta dall’Europa (“No alle privatizzazioni”, già dichiara dalla maggioranza Pd Matteo Orfini).

Intanto in Cdm insorgono i ministri di Ncd, sulla scelta di porre la fiducia sulla riforma del processo penale. Tieni fuori dal governo il congresso del Pd, dice Angelino Alfano a Gentiloni. Il riferimento esplicito è al ministro della Giustizia Andrea Orlando, candidato alla segreteria: a differenza di Franceschini, Orlando ha fatto capire – lamenta Alfano – di non volere in futuro un’alleanza con i centristi. Orlando replica che lui è aperto ad alleanze con i centristi ma trova difficile spiegare agli elettori di centrosinistra un asse con un partito che si chiama Nuovo centrodestra.

Il ministro Costa, intanto, mette a verbale il suo no alla fiducia sulla riforma del processo (un ddl che, sottolineano dal Pd, è stato modificato d’accordo con Ncd). Ma anche in questo caso Gentiloni si tiene fuori dallo scontro e tiene dritto il timone sulle cose da fare: la fiducia viene autorizzata, perché la riforma possa arrivare in porto in Senato, dove è ferma da più di un anno, senza il rischio di voti segreti e inciampi.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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