Fisco: faro sui residenti estero, occhio a colf e utenze

MILANO. – Il contribuente che ha trasferito la residenza all’estero ma in Italia versa i contributi per la Colf e continua a pagare la bolletta della luce finisce ora sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate. L’operazione Voluntary Disclosure, riaperta con l’ultima legge di stabilità, è ora in pieno svolgimento: l’istanza di adesione può essere inoltrata, fino al 31 luglio.

Ma l’avvio delle verifiche sui contribuenti all’estero, con l’arrivo di un vero e proprio identikit del contribuente a rischio stilato in base a specifici parametri, ha un obiettivo ancora più ampio. Gli accordi internazionali hanno fatto scattare da quest’anno gli incroci con 53 Paesi e anche i Comuni faranno confluire le informazioni su coloro che cambiano la residenza chiedendo l’iscrizione all’Aire, l’elenco di coloro che hanno abbandonato l’Italia.

Gli incroci diventano determinati e così, per selezionare i profili a rischio in questa massa di dati, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi ha stabilito i criteri per la messa a punto di apposite “liste selettive”.

I criteri delle liste selettive sono talvolta anche intuitivi. Si guarda all’intestazione di contratti di utenze attive per elettricità, gas e telefono, alla disponibilità di veicoli e barche, alla titolarità di partita Iva e alla residenza degli altri membri del nucleo familiare. Ma non sfuggiranno anche il versamento di contributi a collaboratori domestici, la titolarità di cariche sociali in Italia, l’apertura di una partita Iva tricolore, l’utilizzo di operazioni rilevanti ai fini dello spesometro.

Ovviamente l’operazione mette nel mirino eventuale evasione di tipo finanziario, che solitamente caratterizza chi sposta la residenza all’estero in modo fittizio. Quindi tra i criteri usati ci saranno anche la verifica di movimenti di capitale da e verso l’estero, le informazioni sui patrimoni immobiliari e finanziari detenuti all’estero (i cui dati arrivano tramite gli incroci di dati internazionali) e la mancata adesione alla procedura di ”collaborazione volontaria”.

I rischi, per chi fa il furbo, diventano sempre maggiori. Da quest’anno ben 53 Paesi si sono impegnati a scambiare informazioni sui contribuenti in base al Common Reporting Standard e altre 47 giurisdizioni si attiveranno dal 2018 in base ad accordi Facta che vedono gli Stati Uniti come portabandiera. Ci sono poi gli archivi europei Dac1, che riguardano le proprietà immobiliari all’estero. Insomma una fitta rete informativa che l’Agenzia delle Entrate è ora pronta ad utilizzare in modo mirato.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

Lascia un commento