Immigrati detenuti come schiavi, class action in Usa

NEW YORK. – Decine di migliaia di immigrati illegali arrestati dagli agenti federali e costretti ai lavori forzati in carcere, mentre attendono di conoscere il loro destino: il rimpatrio forzato o la possibilità di fare domanda per il permesso di soggiorno negli Stati Uniti.

E’ la storia rivelata dal Washington Post, e venuta alla luce dopo che una causa intentata nel 2014 si è trasformata in questi giorni in una class action che potrebbe coinvolgere fino a 60 mila immigrati. Persone – afferma l’accusa – trattate spesso come schiavi e pagate non più di un dollaro l’ora. A volte nulla, in violazione delle leggi federali contro la schiavitù. E’ la prima volta che viene permessa una class action del genere.

Il penitenziario nell’occhio del ciclone è il Denver Contract Detention Facility, un carcere privato con una capacità di 1.500 posti gestito dalla Geo Group, società basata in Florida e che amministra penitenziari in diverse aree del Paese. E che ha un contratto con l’Immigration and Customs Enforcement (Ice), l’agenzia federale di contrasto all’immigrazione clandestina. Quella i cui uomini nelle ultime settimane sono i protagonisti dell’escalation di raid nei confronti degli immigrati senza documenti ordinata dall’amministrazione Trump.

Quando fu intentata la prima causa contro la Geo, per conto di nove ex immigrati detenuti, la richiesta complessiva di danni ammontava a 5 milioni di dollari. Ora che con la class action si potrebbe arrivare a decine di migliaia di persone che si uniscono all’azione legale contro la Geo, il totale dei risarcimenti potrebbe raggiungere livelli astronomici.

Nel dettaglio, nelle carte si denuncia la violazione delle leggi sulla schiavitù e si sottolinea come la paga oraria nello stato del Colorado è di circa 9 dollari l’ora. L’accusa è un arricchimento della Geo basato sullo sfruttamento dei prigionieri.

C’è anche un risvolto politico. Sia la Geo Group che la Core Civic (l’altro grande gruppo che gestisce carceri private in Usa) hanno donato un totale di 500 mila dollari per le cerimonie di inaugurazione della presidenza Trump. Quest’ultimo ha più di una volta indicato la sua intenzione di rovesciare la politica seguita negli ultimi otto anni da Barack Obama, mirata a porre gradualmente fine al regime di carceri private in America.

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