La Liguria vieta il burqa negli ospedali, le opposizioni insorgono

GENOVA. – La Regione Liguria vieterà l’ingresso negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie a chi indossa il burqa. Lo ha annunciato in Consiglio regionale la vicepresidente della giunta e assessore alla Sanità, Sonia Viale (Lega Nord). “Ritengo corretto che la Regione assuma una misura fortemente anti-discriminatoria a difesa della libertà delle donne, ovvero disponga il divieto di ingresso nelle strutture sanitarie di persone che indossino il burqa. Questo anche nel rispetto delle normative di sicurezza”.

L’annuncio ha scatenato le critiche di Pd, M5S, Rete a Sinistra che parlano di “atto inaccettabile”, “proposta incostituzionale” e accusano la giunta guidata da Giovanni Toti di “volere ridurre i diritti delle donne”. La misura, già adottata dalla Regione Lombardia, sarà oggetto di un’apposita delibera di Giunta.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Sonia Viale – è dire un chiaro no a quella che è la discriminazione simboleggiata dall’ uso del burqa. È un tema che deve essere portato all’attenzione della comunità ligure: le discriminazioni attuate attraverso la copertura del volto e del capo della donna sono l’anticamera di quello che non vogliamo”.

Per Raffaella Paita, capogruppo Pd, “la prima obiezione è che tutti hanno diritto a essere curati, indipendentemente dalla religione che professano e da come si vestono. Se si vuole aprire una discussione sul burqa, iniziare dagli ospedali è la cosa più sbagliata che ci sia. Anzi, così si rischia di esasperare gli animi e creare tensioni”.

“Se il tema che intende sollevare la Giunta Toti, invece, è la sicurezza, e questo è un argomento serio, allora non si capisce perché voglia affrontarlo solo quando una donna ha bisogno di cure ospedaliere: non ha alcun senso” ha aggiunto Piata.

Per Alice Salvatore, portavoce del M5S, si tratta di “una delibera discriminatoria e incostituzionale che, invece di estendere i diritti delle donne, li riduce ulteriormente. Un pessimo segnale, alla vigilia dell’8 marzo, che offende tutte le donne. Inorridisce l’idea che nel 2017 si possa impedire alle donne l’accesso alle cure sanitarie essenziali solo ed esclusivamente per i vestiti che indossa. Questa delibera è l’ennesimo atto di propaganda demagogica”.

“Come Rete a Sinistra – ha detto Gianni Pastorino -, la giudichiamo una proposta inaccettabile: quello della sanità non può certo trasformarsi in un terreno di scontro fra religioni, in cui prevale l’elemento coercitivo o discriminatorio. Se passa questa idea si aprono scenari sconcertanti: perché oggi si parla di burqa, ma domani? L’idea stessa di negare le cure a qualcuno è crudelmente incostituzionale”.

A difesa della proposta è intervenuta la consigliere leghista Stefania Pucciarelli. “No ai diktat ed usanze islamiche, simboli di oppressione e sottomissione. La proposta della vicepresidente Viale rispetta tutte le donne e difende la loro libertà. La Giunta Toti adotti la delibera al più presto, come già accaduto in Lombardia e Veneto. Non vogliamo vivere in Ligurabia”.