Gentiloni: “Non accettiamo lezioni sulle riforme”

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al Senato .. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni durante le comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 marzo, Roma, 8 marzo 2017. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – L’ultimo vertice a 27 prima della dichiarazione di Roma. L’ultimo tavolo formale Ue prima dello scoccare del countdown per le celebrazioni dei Trattati. E’ il premier Paolo Gentiloni, al Senato e quindi alla Camera, ad individuare nel Consiglio europeo del 9-10 marzo una tappa cruciale della road map verso il vertice del 25 marzo.

E la dichiarazione di Roma, nei piani dell’Italia, dovrà essere un’occasione per rivendicare i successi di 60 anni di Unione ma anche un trampolino per tracciare una prospettiva di rilancio da qui a dieci anni, scandisce Gentiloni tornando a scuotere Bruxelles sulla “rigidità distratta” perseguita ancora sui migranti e spalando via qualsiasi dubbio sull’inattività del governo post-Renzi: “Bruxelles sappia che le riforme non si fermano, non siamo i primi della classe ma non accettiamo lezioni”.

Il premier va in Aula ribadendo la necessità “del più largo sostegno” del Parlamento in vista di giorni delicati nei rapporti tra Italia e Ue. Giorni nei quali l’Italia è chiamata a giocare su più tavoli: quello della manovra correttiva ma anche quello della gestione dei flussi provenienti dalla Libia, sulla quale l’Italia “si attende più risorse”, spiega Gentiloni.

E il premier, in chiave immigrazione, torna a sferzare l’Ue nel far rispettare, a tutti, decisioni che non sono una pretesa italiane ma arrivano direttamente da Bruxelles. Anche se, scherza il premier, “il problema dell’immigrazione non lo cancella neanche Mago Merlino”.

Dall’Italia, tuttavia, non arriverà nessuna reazione in termini di violazione delle regole sui bilanci. “Far finta che le regole non esistano sarebbe superficiale” ma “vogliamo un’Europa che non deprima una crescita ma la incoraggi: e questa sarà la nostra battaglia”, puntualizza il premier che, tra il suo intervento a Palazzo Madama e quello a Montecitorio si reca assieme a buona parte del governo al Quirinale.

E al centro del pranzo con il presidente Sergio Mattarella non c’è solo il Consiglio europeo ma anche, e soprattutto, il vertice del 25 marzo. Un vertice che, è l’imput che viene dal Colle, può essere un punto di svolta e rilancio per un’Europa fiaccata da una fase difficile e complicata. Un vertice che, in queste ore, vede i Paesi europei al lavoro per ultimare una dichiarazione che appare poco operativa nel breve periodo ma che potrebbe rivelarsi cruciale per il futuro del vecchio continente.

“Sarebbe bello se l’Italia riuscisse a dare a quest’occasione il significato di una svolta”, sottolinea Gentiloni in Aula alla Camera individuando i 4 pilastri della dichiarazione di Roma: coesione in difesa e sicurezza; politiche economiche orientate verso crescita e investimenti; rilancio delle politiche sociali; impegno comune sui flussi migratori.

E, non ultimo, il punto dove sarà certamente più spinoso far convergere tutti i 27 Paesi membri, quello del progetto di un’Ue a più velocità ‘varato’ dal ‘vertice a 4′ a Versailles. Una prospettiva che “è un riconoscimento di una realtà di fatto” e non va visto come “una punizione”, osserva Gentiloni rivolgendosi idealmente al gruppo dei Paesi Visegrad, e assicurando chi, in Italia, è convinto di finire nella fascia di serie B dell’Europa: “Non è un gigantesco complotto anti-Italia, è un’opportunità”.

Parole con cui Gentiloni convince la maggioranza ed evita la trincea di FI. Ma non quella del M5S. E’ Luigi Di Maio, alla Camera, a sferrare un attacco frontale al premier: “Siamo agli ultimi mesi prima della caduta del vostro impero. Gentiloni è l’ultimo presidente del Consiglio dell’era dei partiti, avete fatto danni pari a quelli di una guerra mondiale”, sono le parole al vetriolo di Di Maio incassando, dentro e fuori dall’Aula, la piccata reazione del Pd.

(di Michele Esposito/ANSA)