Il capo dell’Fbi sfida Trump: “Resto al mio posto”

James Comey
L'ex capo dell'Fbi James Comey
Nuovo “Watergate”: il capo dell’Fbi Comey chiede che siano smentite le dichiarazioni di Trump

WASHINGTON. – Strade tutte in salita per Trump: le Hawaii hanno annunciato il primo ricorso contro il suo nuovo bando ‘anti islamico’, un pezzo del partito repubblicano è in rivolta contro il Trumpcare e il direttore dell’Fbi James Comey, che indaga sulle interferenze russe nelle elezioni americane, lo sfida annunciando che resterà altri sei anni e mezzo, sino alla fine del mandato. Una promessa già fatta dalla presidente della Fed, Janet Yellen, anche lei nel mirino del magnate.

Come se non bastasse, le commissioni intelligence del Congresso cominciano a convocare i capi presenti e passati dell’intelligence sul Russia-gate, dal cui cilindro spunta anche imbarazzante incontro dello stesso Trump con l’ambasciatore russo in Usa Serghiei Kisliak. Il fronte più preoccupante resta quello russo perché minaccia la sopravvivenza del presidente.

Comey, che ha chiesto al ministero della giustizia di confutare le accuse di Trump di essere stato messo sotto intercettazione da Obama, ha fatto sapere che non intende mollare: “Siete incastrati con me per altri sei anni e mezzo”, ha detto in una conferenza sulla cyber sicurezza a Boston, dove ha ammonito che gli hacker stanno attaccando sempre di più i “nostri diritti fondamentali”.

Nelle sue accuse contro Obama, Trump non può contare per ora neppure sul sostegno dei leader Repubblicani: sia Mitch McConnell, leader della maggioranza in Senato, sia Devin Nunes, presidente della commissione intelligence della Camera, hanno dichiarato di non avere alcuna prova in questo senso. E due senatori, uno repubblicano e uno dem, hanno inviato una richiesta bipartisan all’Fbi e al dipartimento di giustizia perché forniscano qualsiasi documento legato alle presunte intercettazioni denunciate da Trump.

Nei prossimi giorni comunque le due commissioni intelligence del Congresso inizieranno a sentire come testimoni i vertici attuali e precedenti dell’intelligence sul Russia-gate, a partire da Comey. I media Usa intanto rilanciano la notizie di un breve ma “caloroso” incontro tra Trump e l’ambasciatore russo in un ricevimento vip prima di un discorso del candidato repubblicano sulla politica estera, dove lodò Putin e auspicò un miglioramento delle relazioni bilaterali. Teatro del faccia a faccia, il 27 aprile scorso, l’hotel Mayflower di Washington, dove Kisliak era uno dei 4 ambasciatori invitati.

Il tycoon ha sempre negato incontri con dirigenti russi ma per la Casa Bianca ”affermare che c’è stato un incontro è falso e ingannevole”. Al massimo “una stretta di mano”. La Casa Bianca non ha invece ancora commentato il primo ricorso contro il bando bis da parte dell’attorney general (democratico) delle Hawaii, lo stato dove è nato Obama.

La richiesta al giudice federale è di bloccarlo per vari motivi prima che entri in vigore il 16 marzo: discriminazione religiosa, danni all’economia, alle istituzioni educative e al turismo locali, privazione dei residenti “dei benefici di una società inclusiva e pluralistica” e separazione dei residenti dai famigliari residenti nei Paesi musulmani della ‘blacklist’.

Trump deve guardarsi anche dalla crescente rivolta nel partito repubblicano contro il piano per sostituire l’Obamacare: sul piede di guerra sia i falchi (“E’ ancora troppo a carico dello Stato”) che i più moderati, costretti a fare i conti nel loro collegio elettorale con quanti hanno finora beneficiato dell’Obamacare. Trump sta facendo pressing sui parlamentari più riluttanti e lascia aperta la porta a eventuali modifiche (“è un lavoro in progress” ha sottolineato il ministro della sanità Tom Price) ma non sarà facile arrivare ad una approvazione in poche settimane come vorrebbe. E se fallisse, ha ammonito secondo alcune fonti, sarebbe “un bagno di sangue”.

E’ quello che si augura Obama: tra lui e Trump c’è un muro, i due non si parlano dal 20 gennaio scorso, da quando si sono avvicendati alla Casa Bianca. Secondo il Wsj, il tycoon avrebbe cercato di contattarlo dopo il suo insediamento ma senza successo. Le accuse di aver messo sotto intercettazioni i telefoni della Trump Tower hanno fatto scendere il gelo.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)