In video il figlio di Kim Jong-nam: “Mio padre assassinato”

PECHINO. – “Il mio nome è Kim Han-sol dalla Corea del Nord, parte della famiglia Kim”, dice un giovane con un inglese fluente dall’accento british. E’ il figlio maggiore di Kim Jong-nam, il fratellastro del leader Kim Jong-un ucciso il 13 febbraio all’aeroporto di Kuala Lumpur con il letale gas nervino agente Vx. “Mio padre è stato assassinato pochi giorni fa. Adesso sono con mia madre e mia sorella. Speriamo che questa situazione migliori presto”, spiega.

Il video che lo vede protagonista, di 40 secondi, è stato postato martedì su YouTube dal gruppo “Cheollima Civil Defense”, attivo nel sostegno ai dissidenti del Nord.

Nel mezzo di uno scenario confuso e dello scontro diplomatico durissimo tra Pyongyang e Kuala Lumpur, le luci della ribalta sono per Kim Han-sol, 22 anni, decisivo per identificare il corpo del padre, visto che le autorità malesi sono alla ricerca di un campione di dna per la certezza del riconoscimento.

La Corea del Nord ha rilanciato dicendo che il suo cittadino, in possesso di un passaporto diplomatico dal nome Kim Chol, è deceduto a causa di un attacco cardiaco. Pyongyang ha criticato l’attendibilità delle indagini della polizia, giudicate di parte e “in collusione con forze ostili” alla Corea del Nord, dando il via al braccio di ferro sfociato nell’espulsione dei rispettivi ambasciatori e, da ultimo, nel blocco incrociato alla partenza dei cittadini dell’altro Paese sul proprio territorio.

Se l’uomo del video fosse confermato come Kim Han-sol, cosa peraltro certa secondo l’intelligence di Seul citata dall’agenzia Yonhap, ci si troverebbe di fronte alla prima pubblica ammissione dell’omicidio di Kim fatta da un familiare.

L’uomo mostra il passaporto coi dettagli oscurati: il video è postato poi sul sito web del gruppo Cheollima (il cavallo alato della mitologia coreana a cui è dedicata una grande statua su una collina di Pyonyang), insieme a una nota che parla di protezione alla famiglia di Kim Jong-nam.

“Esprimiamo la gratitudine per l’assistenza umanitaria d’urgenza e la protezione accordate a questa famiglia dai governi di Olanda, Cina, Usa e di un quarto altro governo che resterà ignoto. Esprimiamo dispiacere” per le nazioni che si sono rifiutate di farlo “in un momento particolare, apolitico e di emergenza umanitaria”.

Kim Jong-nam, in un’intervista al Tokyo Shimbun, criticò la successione ereditaria in Corea del Nord, mentre suo figlio, diplomatosi allo United World College della città di Mostar, definì lo zio un “dittatore”. In un’intervista del 2012 alla tv finlandese Yle condotta da Elisabeth Rehn, ex numero 2 dell’Onu, il giovane Kim, nato a Pyongyang e allora non ancora 18enne, rilanciò “il sogno dell’unificazione” coreana. Parlò in inglese con disinvoltura, con un look di moda presso i ‘cugini’ di Seul: occhiali neri e piercing all’orecchio sinistro.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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