8 marzo: “Ni una menos”, da slogan a movimento

8 marzo, in Buenos Aires, Argentina, (ANSA/AP Photo/Victor R. Caivano)
8 marzo, in Buenos Aires, Argentina, (ANSA/AP Photo/Victor R. Caivano)

BUENOS AIRES. – In Argentina una donna viene ammazzata ogni trenta ore. Il femminicidio rappresenta un dato terribile, fondamentale, anche se non l’unico alla base delle numerose iniziative per la giornata delle donne a Buenos Aires, da sempre in prima fila nella difesa dei diritti delle ‘mujeres’.

A raccontare all’ANSA come il movimento sia cresciuto negli ultimi anni, “sia sul fronte interno sia su quello dei contatti con altri paesi, inclusi i gruppi femministi italiani”, è Mercedes Funes, una delle dieci donne che anni fa lanciarono ‘Ni una menos’.

“Non avremmo mai immaginato di vedere un movimento così grande, per di più in diverse città del mondo. Quando abbiamo iniziato eravamo in dieci, quasi tutte giornaliste, via chat”, sottolinea Mercedes, precisando che “ancora oggi siamo un movimento, non abbiamo strutture”.

L’idea dello sciopero in coincidenza dell’8 marzo ha avuto avuto una forte presa in Argentina. “In realtà non è nata da noi ma l’anno scorso in Polonia”, quale protesta contro il tentativo del governo di indurire la legge sull’aborto.

“Anzi, la vera prima iniziativa di questo tipo avvenne in Islanda nel 1975”.

“E ‘Ni una menos’ d’altra parte non organizza lo sciopero”, precisa Mercedes, sottolineando quanto sia variegato e ampio ‘l’universo’ dei gruppi di donne che hanno aderito a questo 8 marzo : “solo per fare un esempio, c’è chi è favorevole all’aborto e chi no”.

Nella storia di ‘Ni uno menos’ c’è poi uno spartiacque: “nel maggio del 2015 venne uccisa nella provincia di Santa Fe’ Chiara Paez: aveva 16 anni, era incinta e venne sepolta nel giardino della casa del fidanzato”.

Fu quella la molla che mise in moto il movimento. Qualche giorno dopo l’omicidio, il 3 giugno, circa 150 mila persone si manifestarono nella grande piazza davanti alla sede del ‘Congreso’ a Buenos Aires.

‘Ni una menos’, slogan creato da una scrittrice messicana, spiccò quindi il volo non solo via hashtag (spesso è trending topic in Argentina e in altri paesi latinoamericani) ma anche nel mondo reale, in piazza e per le strade dei tanti quartieri di Buenos Aires.

“Manca molto, ma i passi avanti, conclude Mercedes, ci sono stati, visto che ora le autorità argentine ci danno più ascolto”.

(di Martino Rigacci/ANSA)

Lascia un commento