8 marzo: parità linguistica, linee guida dal Piemonte

TORINO. – Il Piemonte è in prima fila contro le discriminazioni di genere nascoste nel linguaggio: stereotipi e maschili inclusivi saranno banditi non solo dagli atti interni all’amministrazione regionale, ma anche dalle leggi. La scelta, portata avanti con convinzione dal presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, arriva alla fine di un complesso lavoro il cui frutto sono delle linee guida che ora Laus intende proporre anche alla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali italiani, di cui è coordinatore per le politiche di genere.

Una proposta che troverà sensibile il livello centrale, visto l’impegno espresso su questi temi dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. E poiché, come rimarca la segretaria generale del Consiglio regionale piemontese Aurelia Jannelli “le parole cambiano il pensiero”, presto nello Statuto regionale del Piemonte dovrebbe comparire un nuovo articolo: “La Regione – questo il testo previsto – adotta nella propria attività un linguaggio non discriminatorio e rispettoso dell’identità di genere”.

Le linee guida sono state redatte con la collaborazione di linguisti e giuristi, vincendo alcuni scetticismi inizialmente presenti, è stato rivelato, perfino all’interno del stesso gruppo di lavoro. Obiettivo, una sorta di rieducazione linguistica che induca un cambiamento culturale e di mentalità. Nella convinzione che il linguaggio non si limiti a descrivere l’esistente ma contribuisca alla costruzione e al rafforzamento di vecchi e nuovi stereotipi.

“La sorpresa emersa da questo lavoro – ha detto presentando le linee guida Jannelli, che ha coordinato l’operazione – è che basta rispolverare la grammatica italiana, senza bisogno di alcuna forzatura. Il documento che abbiamo redatto contiene anche un glossario e delle indicazioni per usare un linguaggio neutro, per esempio ‘chi presiede’ anziché il/la presidente”.

“Quanto fatto dal Piemonte – ha rimarcato la linguista Rachele Raus dell’Università di Torino – rappresenta una novità nel panorama italiano. E’ uno sforzo unico, esempio fondamentale di quanto di deve fare per passare dalla teoria alla pratica”.

“Per noi uomini – ha affermato Laus – l’8 marzo è il giorno della vergogna. Guardando al percorso non ancora concluso per la parità di genere provo un profondo disagio, che mi induce a dare concretezza alle parole. Non vogliamo aggiustare la grammatica ma fare in modo che venga usata in modo corretto, liberandoci dalla schiavitù delle cattive abitudini”.

(di Barbara Paloschi/ANSA)

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