Strasburgo: “L’Italia non protegge i minori migranti”

Unicef, non solo cibo, serve istruzione

STRASBURGO. – La mancanza di posti in centri adeguati ad accogliere i minori non accompagnati che arrivano in Italia e l’inceppamento del sistema di custodia legale, l’unico che assicura il pieno rispetto dei loro diritti, sono due dei sintomi più gravi di cui soffre il sistema italiano di accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo. Lo evidenzia il rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d’Europa, Tomas Bocek, in un rapporto, frutto di una visita in Italia lo scorso ottobre, da cui emergono numerose altre carenze messe a nudo dal “record di sbarchi del 2016”.

Bocek osserva che nonostante “siano stati fatti notevoli sforzi per aumentare e migliorare i centri e servizi d’accoglienza” il sistema non regge e deve essere quindi rivisto. L’Italia dovrebbe aumentare gli Sprar, che Bocek considera “un buon esempio” ma “insufficienti.

Inoltre “è necessario introdurre leggi sui centri d’accoglienza che indichino cosa deve essere garantito come minimo a chi vi soggiorna” e tutti i luoghi devono essere adeguatamente monitorati. Se queste sono le indicazioni generali che Bocek rivolge all’Italia sull’accoglienza, lo speciale rappresentante dedica un capitolo a parte ai minori non accompagnati, asserendo anche che l’approvazione della legge sulle misure di protezione a loro destinate, “sarebbe un passo avanti molto buono” anche se occorre vedere come il testo sarà applicato per sapere se risolverà i maggiori problemi.

E di problemi nel suo rapporto Bocek ne evidenzia diversi. Innanzitutto il fatto che i minori restano settimane, ma anche mesi in strutture inadeguate come gli hotspot ed i centri di prima accoglienza. La Corte europea dei diritti umani ha già ricevuto tre ricorsi da un certo numero di minori per le condizioni in cui sono tenuti nel centro di prima accoglienza per richiedenti asilo di Cona (Venezia).

Bocek evidenzia anche il cattivo funzionamento del sistema di custodia legale, con sindaci che si ritrovano tutori legali di oltre mille minori, e la pratica per nominarne uno che invece di 24 ore “in pratica dura mesi”. “Le pratiche amministrative non possono cominciare fino a che un tutore non è stato nominato” osserva Bocek , sottolineando come “i ritardi nella nomina e il moltiplicarsi dei piccoli per ogni tutore portano i minori non accompagnati ad aspettare più a lungo degli adulti per definire il loro status”.

(di Samanta Agrò/ANSA)