Alitalia cerca di chiudere il piano di rilancio. Montezemolo verso l’addio

ROMA. – Il consiglio di amministrazione di Alitalia torna a riunirsi per cercare di chiudere sul piano di rilancio della compagnia. L’attesa, secondo le indicazioni dell’ultimo cda, era che che si arrivasse all’approvazione finale questa settimana. Quello di domani, però, potrebbe non essere un passaggio definitivo: secondo quanto si apprende, infatti, il finanziamento del piano da parte degli azionisti potrebbe essere subordinato all’accordo con i sindacati sul contratto e sul piano.

Si concretizza intanto l’uscita di scena di Luca Cordero di Montezemolo, che però resterà consigliere, mentre si avvicina l’arrivo di Luigi Gubitosi al vertice della compagnia, con un primo passaggio domani con la cooptazione nel cda. La nomina dell’ex direttore della Rai, che dovrebbe andare a ricoprire il ruolo di presidente esecutivo e guidare il rilancio della compagnia in tandem con l’amministratore delegato Cramer Ball, avverrà per gradi: nel cda di domani, convocato per il primo pomeriggio a Fiumicino, ci sarà la cooptazione nel consiglio; mentre per la nomina a presidente esecutivo servono prima altri passaggi formali, cioè l’assemblea dei soci e un successivo cda per il conferimento delle deleghe.

Intanto Montezemolo si prepara a lasciare l’incarico di presidente, ma non la compagnia, dove resterà come membro del cda. E’ da mesi ormai, sin dal novembre dello scorso anno, che l’ex manager Ferrari ha espresso l’intenzione di abbandonare la carica di presidente senza poteri esecutivi, ma dai soci della compagnia è arrivata a più riprese la richiesta di rimanere fino all’approvazione del piano per il suo ruolo di collegamento con Abu Dhabi.

Ora, con il via libera al piano e l’avvio di una nuova fase per Alitalia, Montezemolo sarebbe pronto a lasciare. L’addio non verrebbe ufficializzato però nel cda di domani: per le dimissioni sono infatti necessari una serie di passaggi formali e la convocazione di un nuovo cda.

Il nuovo management avrà il compito di tradurre in realtà la ricetta per il rilancio individuata dal piano, che l’ultimo cda ha giudicato “serio e realistico”. Si tratta di una manovra che dovrebbe valere tra 900 milioni e 1,2 miliardi e che ridisegna il modello business dividendo la compagnia in due, una ‘divisione’ per il lungo raggio ed una con una formula ‘ibrida’ sul breve e medio raggio.

Sul fronte del taglio dei costi, i risparmi potrebbero arrivare ad 1 miliardo in tre anni: escluso il costo del lavoro, solo quest’anno i tagli dovrebbero salire a 190 milioni per arrivare a regime a 300-320 milioni nell’arco dei 5 anni di piano. Si tratta ora di capire quale sarà l’indicazione che uscirà dal board di domani.

Se il finanziamento dei soci dovesse essere subordinato all’accordo con i sindacati, i tempi rischiano di allungarsi. Visto che la trattativa riguarda temi delicati come gli esuberi e il costo del lavoro. I sindacati, che attendono da mesi di vedere il piano, tornano ad esprimere preoccupazione: “Rivediamo gli stessi problemi e presagiamo il fallimento degli stessi obiettivi, ogni volta riproposti”, osserva il segretario della Filt Cgil Alessandro Rocchi, avvertendo che “la terza crisi in otto anni si cala su una condizione del lavoro fortemente stressata dalle due precedenti ristrutturazioni”.

(di Enrica Piovan/ANSA)