Terremoto: ad Amatrice consegnate le prime 25 casette

AMATRICE (RIETI). – A quasi 7 mesi dal sisma che ha sconvolto il centro Italia, sono state consegnate, ad Amatrice, le prime 25 soluzioni abitative di emergenza (Sae) ad altrettante famiglie sfollate dalla notte del terremoto della scorsa estate. Sono le prime ‘casette’ che il Consorzio nazionale servizi (Cns) ha consegnato nel comune reatino maggiormente colpito dal sisma di agosto. Ne mancano altre 424 che sono in corso di allestimento in 31 diverse aree del comune di Amatrice.

Il piccolo villaggio, composto da 19 alloggi da 40 metri quadrati, 5 da 60 e 1 da 80, completamente arredati, è stato allestito all’ex campo Lazio, il primo che ospitò le tende della Protezione civile della Regione Lazio all’indomani della scossa delle 3:36.

“Oggi – ha detto il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi prima di consegnare le chiavi degli alloggi – è una delle tante tappe, la prima è stata il ponte della rinascita, poi la scuola provvisoria, poi il liceo e ora, con la consegna delle prime case, è la quarta tappa di questo percorso. Ogni risultato che si ottiene è frutto del lavoro dell’uomo, di tanti uomini. Ringrazio gli uomini, anche chi oggi non c’è più”.

La cerimonia di consegna, tuttavia, è stata più volte interrotta da alcuni amatriciani che protestavano per il tempo trascorso, quasi 7 mesi, per veder nascere il primo insediamento di emergenza. “Siamo stanchi, bisogna dirlo, 7 mesi per consegnare queste case, che case non sono. Nessuno – ha detto una di loro, Rita d’Annibale – ascolta i cittadini. Sono più che arrabbiata, sono delusa. Mi sembra che sono passati 7 mesi per avere 25 casette, anzi container travestiti da casette. Le Sae – ha aggiunto – sono per l’emergenza, dopo 7 mesi non siamo più in emergenza. Qui non si è fatto nulla e chi sta qui non è in grado di gestire la situazione, si dimettano tutti. Qui ad Amatrice, come in tutto il cratere, non è stato fatto nulla. Si parla di ricostruzione – ha concluso la sfollata – e devono ancora rimuovere le macerie dalle zone rosse”.

Per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, presente alla cerimonia, invece è l’inizio di un percorso che vedrà rinascere Amatrice. “Oggi – ha detto il governatore – inizia il ritorno ad Amatrice, grazie all’impegno di tutti, dall’ Esercito alla Protezione civile, al Comune. In questo luogo avevamo preso l’impegno di smontare le tende per far tornare qui gli amatriciani. Attualmente sono aperti 17 cantieri. Fra 10 giorni – ha aggiunto – apriremo il nuovo Pass sanitario. La scelta di tornare qui è la più importante. Siamo andati avanti grazie a quanti hanno fatto la propria parte. Dal 1 aprile aprirà l’ufficio per la ricostruzione. non è l’arrivo, ma la prima tappa, da qui, dal primo campo allestito il 25 agosto, inizia il ritorno dei cittadini ad Amatrice”.

Il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, benedicendo le ‘casette’ ha esortato a ricostruire sulla roccia della “legalità, che non è un lusso per pochi, ma una necessità per tutti”, richiamando alla virtù della “pazienza” perché “non si improvvisa una ricostruzione né si fa in un baleno. Solo chi sa reggere l’usura del tempo vedrà la terra promessa”.

Le ‘casette’ erano state assegnate agli sfollati, tramite un’estrazione tra gli aventi diritto, lo scorso 20 gennaio. Il criterio adottato dal Comune di Amatrice per l’assegnazione delle Sae prevedeva una richiesta spontanea da parte dei cittadini che ne avevano strettamente bisogno. Tra quelli, ad avere la priorità nell’estrazione, sono stati coloro che avevano una disabilità del 100%, o chi aveva nel proprio nucleo familiare una persona di oltre 75 anni con almeno il 75% di disabilità.

(di Fabrizio Colarieti/ANSA)